Storia dell’arte a scuola: come si fa, come s’insegna?
Storia dell’arte a scuola: come si fa, come s’insegna?
Andata in onda il 18 ottobre 1979, nel corso del tempo questa puntata del programma televisivo «Questo e altro» curata da Giovanni Orelli è un dibattito sull’educazione e la diseducazione artistica a scuola. In studio erano Enrico Castelnuovo, professore all’Università di Losanna, Piero Bianconi, scrittore ed ex professore di Storia dell’Arte, e Bruno Toscano, professore all’Università di Roma.
La puntata fu presentata a pagina 20 del settimanale «Radiotivù» in edicola il 13 ottobre 1979 con questo testo verosimilmente scritto da Giovanni Orelli:
Al centro del dibattito di questa sera è, come spesso ci succede, un libro, che per un verso ci interessa in sé e per sé e, per un altro verso, quale pretesto. Diciamo intanto che il libro, per modo di dire (perché quando l’opera sarà completa consterà di dodici grossi volumi), il libro si intitola «Storia dell’arte italiana», dell’editore Einaudi. Ne parliamo, stando ai due primi volumi apparsi, perché l’opera è rivoluzionaria quanto a metodo di impostazione, indagine dell’opera d’arte, agganci con la storia tout-court e la cultura nel cui contesto si inserisce. In altri termini, un momento del dibattito sarà dedicato ad un esame attorno al modo di scrivere, di «fare», la storia dell’arte oggi, in confronto con i metodi e i risultati della storia dell’arte che sbrigativamente qui diciamo tradizionali.
Il secondo momento del dibattito sarà dedicato all’utilità, alla necessità di un’opera come questa in rapporto con l’educazione (o la diseducazione) artistica d’oggi. Una ventina d’anni fa, Roberto Longhi (per fare solo un nome) lamentava le scadenti condizioni della cultura artistica in Italia. All’Italia aggiungeremo qui la Svizzera italiana. Le conseguenze non si fermano certamente al comportamento un po’ squallido di turisti che si affidano alle guide blu, alle stellette (all’atto feticistico del «capolavoro»), ma investono la tutela del patrimonio artistico del passato, il tessuto dei centri storici, il rispetto di testimonianze alternative di civiltà, contro l’appiattimento del gusto.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.