La civiltà contadina va al museo
La civiltà contadina va al museo
Dedicato alla salvaguardia museale della civiltà contadina, il 18 gennaio 1979, Giovanni Orelli condusse questo dibattito andato in onda nel programma televisivo «Questo e altro». In studio erano Bruno Pianta, dell’Assessorato Cultura Regione Lombardia, Ottavio Lurati, professore all’Università di Basilea, e Gino Macconi, pittore e animatore del Museo di Stabio.
La puntata fu presentata a pagina 2 del settimanale «Radiotivù» in edicola il 13 gennaio 1979 con questo testo verosimilmente scritto da Giovanni Orelli:
Nell’autunno scorso, a Mendrisio è stata allestita una bella mostra di oggetti che appartennero a un mondo scomparso: il mondo contadino: aratri, erpici, carri su cui le donne dei contadini filavano anche, poco per sé e più per il padrone. Tornando sul carro è probabile che cantassero la ninna-nanna al bambino: non per la voglia di cantare, ma per far dormire il bambino, che probabilmente aveva ancora fame.
Cosa possono significare un fuso e una rocca, entro la dimensione di un museo? Che ci dicono sulle donne dei contadini? Eppure, questi oggetti superstiti, prima che diventino tutti preda di antiquari che poi li vendono cari come suppellettili per le ville moderne (una culla come portagiornali) è bene che vengano raccolti e conservati. Il museo serve almeno la collettività, e non la privata dilettazione.
La raccolta delle testimonianze del passato (oggetti, memorie, documenti, parole, canti: tutto quanto insomma faceva parte della cultura dei nostri antenati) è azione degna di lode e di appoggio. In questo senso è una notizia confortevole quella della nascita di un nuovo museo regionale (ora è la volta di Stabio).
Notizia confortevole in senso assoluto, o confortevole con i complementi di limitazione?
L’oggetto che va a finire nel museo non è forse destinato a essere visto dai più come oggetto di meraviglia, o come mera curiosità (o non dice più niente)? Si tratta di vedere che tipo di «renvoi», di rimando, esiste fra oggetto e civiltà contadina; fra parola dialettale e civiltà del passato: si tratta di misurare (in particolare pensiamo ai più giovani visitatori di queste mostre, di questi musei, in visita comandata) il grado di apertura nei confronti di una cultura «autre» (diversa) nei confronti di quella in cui (bene o male) viviamo.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.