L’eterna utopia di Mosè Bertoni
L’avventura umana, storica e scientifica del visionario e botanico ticinese restituisce la mappa più antica della grandi cascate perdute di Guairà.
Grazie a un accordo con il Paraguay sono giunti in Ticino importanti documenti del “Sabio Suizo”.
In una scatola emerge una sorpresa: un disegno a colori di un luogo straordinario che oggi purtroppo non c’è più.
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La famiglia di Mosè Bertoni intorno al 1914. Nella fotografia sono presenti, attorno a Mosè e alla moglie Eugenia, figli, nuore, generi e nipoti. Mosè ha avuto 13 figli: Reto Divicone, Arnoldo da Winkelried, Vera Zassulich, Sofia Perovskaja (detta Helvecia), Inés, Moisés Santiago, Guillermo Tell, Aurora Eugenia, Walter Fürst, Werner Stauffacher, Carlos Linneo, Aristóteles. I primi quattro nati in Svizzera, gli altri in Sudamerica. I nomi dei figli – che ricordano figure mitiche delle origini della Confederazione, due anarchiche russe, un filosofo greco, uno scienziato – sono rivelatori della complessa intersezione di interessi e di riferimenti ideali di Mosè Bertoni: il patriottismo, l’attrazione per l’anarchismo, la ricerca scientifica, il modello di vita degli antichi. Andrebbero aggiunti altri aspetti, non suggeriti dai nomi, come il forte attaccamento al Paraguay (è uno dei padri fondatori del nazionalismo indigenista degli anni Venti), la passione per la cultura guaraní e il crescente interesse per la religione. L’immagine della famiglia unita e prolifica rimanda invece alla natura essenzialmente famigliare della comunità di Puerto Bertoni, dopo il rapido abbandono di un vago progetto di stampo anarco-socialista: una colonia di famiglia che, oltre a soddisfare le primarie necessità vitali e materiali, è azienda agricola sperimentale e centro di produzione scientifica. ( Foto Archivio di Stato di Bellinzona, fondo Bertoni, n. 407).
Mosè Bertoni con la moglie Eugenia Rossetti e la loro numerosa famiglia in una foto del 1902.
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Archivio Museo della Memoria: MDM0663

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