La Prof. Pia Calgari
Intervista di Nini Eckert-Moretti - Rivista Terzaetà 2/1984
A Pia Calgari, che durante 42 anni è stata attiva nella scuola ticinese, a vari livelli e in diverse situazioni, abbiamo chiesto: Come hai visto il rapporto fra giovani e anziani?
Andiamo indietro parecchi anni… e nel frattempo la nostra società ha vissuto una rapida evoluzione. Mi rifaccio, allora, alle esperienze dei primi diciassette anni di lavoro, in cui, appunto, facevo scuola, trovandomi così in un rapporto diretto e immediato con la nostra realtà. Ho insegnato in scuole pluriclasse e miste (in alta montagna, in fondo valle, in riva ai laghi, nel Sopra e nel Sottoceneri): furono 17 anni per me molto fecondi, durante i quali, per quanto potevo constatare, i rapporti fra giovani e anziani erano «normali», cioè si svolgevano in un clima di naturalezza, come dovrebbero essere i rapporti fra generazioni diverse e contemporanee. Non erano ancora diventati (con problema»!… I ragazzi trattavano con i vecchi usando quel tanto di rispetto, considerazione e creanza che erano naturali, poiché al rispetto, alla considerazione, alle buone maniere per i vecchi i ragazzi erano stati educati. Gli anziani, a loro volta, trattavano i ragazzi con pazienza, indulgenza, un certo distacco, un’ombra di rimpianto per un’età così lontana dalla loro, quasi mitica...
A scuola, i ragazzi citavano spesso il parere degli anziani, fossero essi i nonni, fossero persone che loro non avevano mai conosciuto e di cui solo avevano sentito parlare: era un parere che contava, da prendere sul serio… C’erano poi i vecchi che i fanciulli guardavano con simpatia, con affettuosa premura; e c’erano gli altri che non godevano di particolare attenzione: tuttavia non si rifiutava loro un servizio e il rispetto non veniva meno, anche nei loro riguardi.
Autore articolo: Nini Eckert-Moretti
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Archivio Museo della Memoria: MDM0427
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Pia Calgari, ispettrice cantonale delle Scuole Materne per 25 anni e Direttrice di tutto il settore prescolastico per sette anni, vive a Lugano, ma è leventinese, patrizia di Osco, nata e cresciuta a Faido, dove ritorna regolarmente.

Per una storia collettiva della Svizzera italiana
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.