A suon di banda. 2: Opera o jazz?
A suon di banda. 2: Opera o jazz?
A metà degli anni Ottanta, il musicologo Renzo Rota e il regista Sandro Bertossa realizzarono una serie di sei documentari dedicati alla tradizione e alla pratica della musica in bada nella Svizzera italiana intitolata: «A suon di banda». Principale consulente scientifico fu dell’etnomusicologo Roberto Leydi.
Questa seconda puntata, intitolata «Opera o jazz?», andò in onda il 27 ottobre 1997.
Gli intervistati sono: Graziano Ballerini: musicologo; Lorenzo Bianconi: docente all’Università di Bologna; Roberto Zolla: sindaco di Quarna; Roberto Leydi: etnomusicologo; Claudio Cavadini: compositore ticinese.
Questo documentario realizzato da Renzo Rota e da Sandro Bertossa era descritto a pagina 12 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 24 al 30 ottobre 1987.
I problemi riguardanti il repertorio eseguito dalle nostre bande sono al centro dell’attenzione della seconda puntata — intitolata “Opera a jazz?” — del ciclo documentaristico “A suon di banda”, in onda sulla TSI martedì alle 21.45.
L’archivio della Società Filarmonica di Tremona, che ha recentemente festeggiato i 150 anni di attività, è fra i pochi ad essere stati riordinati e scrupolosamente catalogati. Consultandolo, potremo farci un’idea di ciò che veniva suonato dai complessi bandistici all’epoca della loro espansione nella Svizzera italiana e riconfermare così l’importanza avuta dalla banda nella diffusione della musica operistica italiana (ma quale influsso ebbe a sua volta la banda sui compositori di opere liriche?). Oggi, però, le fantasie e le selezioni operistiche non sembrano più godere di tanto favore da parte dei nostri musicanti; il repertorio jazzistico delle big-band, così come i ballabili latino-americani, sembrano volersi sostituire a “Tasca” e “Traviata”… E che ne è delle composizioni originali per banda di autori contemporanei? Nel corso di questa puntata si potrà pure visitare una fabbrica di strumenti a fiato, situata poco oltre il confine, a Quarna, villaggio presso il lago d’Orta i cui abitanti, sindaco compreso, vivono ancora, in gran parte, di questo particolare artigianato.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.