E noi al posto loro? Zia Domenica
E noi al posto loro? Zia Domenica
Nella seconda metà degli anni Settanta, partendo da una serie di suoi testi narrativi, Plinio Martini scrisse la sceneggiatura di tre opere per la televisione, di cui fu regista Tony Flaat. Argomento comune dei tre sceneggiati fu la figura della donna nella civiltà rurale ticinese osservata in tre diversi periodi storici. Le tre opere andarono in onda nel 1978 il 20, il 27 ottobre e il 3 novembre; ci fu poi una serie di interviste in studio andata in onda il 17 novembre.
La terza parte della serie E noi al posto loro? è intitolata Zia Domenica. È il ritratto di una donna pia che, negata all’amore a causa della sua bruttezza, si rifugia nella religione. Diventa maestra di dottrina e si prende cura del figlioccio Marco, il quale, attratto da una moderna ragazza di Locarno di nome Giovanna, viene a trovarsi in contrasto con l’educazione troppo rigida della zia Domenica.
Il Mediometraggio in costume e con attori non professionisti andò in onda il 3 novembre 1978.
A pagina 8 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 28 al 3 novembre 1978 si leggeva la presentazione dell’opera:
«Aldrione, una delle terre di Val Bavona durante gli anni in cui l’Europa tremava per le adunate oceaniche e i discorsi di Hitler e Mussolini. Ma quelle notizie giungevano a Aldrione soltanto di riflesso, come cose irreali e senza importanza, in Val Bavona infatti si arrivava soltanto seguendo una faticosa mulattiera, ed era come se si uscisse dal mondo attuale verso una civiltà antica, senza radio e senza motori. Le bestie e gli uomini stavano sugli alpi; ad Aldrione, come nelle altre terre bavonesi, le donne e i ragazzi faticavano tutto il giorno nei prati a far fieno, e poi a sera tornavano nelle case con il primo segno della campana del rosario. Si cenava frugalmente e dopo II rosario poche finestre restavano illuminate»
È in questo ambiente che si svolge la terza storia del ciclo «E noi al posto loro?» intitolata «Zia Domenica», in programma venerdì 3 novembre alle ore 19.05. La protagonista, Domenica, brutta e zitella, si rifugia nella religione, che cerca di vivere eroicamente diventando maestra di dottrina. Si occupa anche con molto affetto dell’educazione di un suo nipote, Marco, cercando di farne un giovane timorato di Dio. Marco, però, diventato adolescente, si distacca dagli insegnamenti religiosi della zia-madrina, e poi ha un’avventura amorosa con una ragazza, imperiosamente repressa da zia Domenica, dai genitori, dal prete, dal villaggio intero. Il racconto — sceneggiato da Plinio Martini e realizzato da Tony Flaadt in Valle Maggia con interpreti locali — vuol essere un’affettuosa rimeditazione, anche se velata d’ironia, sul nostro mondo pastorale che è scomparso cedendo il posto alla civiltà dei consumi.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.