Stefano Agosti parla di «Sinopie» di Giorgio Orelli
Stefano Agosti parla di «Sinopie» di Giorgio Orelli
Nel 1977, presso Mondadori, Giorgio Orelli pubblicò la raccolta di cinquantadue componimenti intitolata «Sinopie». Alcuni erano già usciti da Scheiwiller nel 1964, altri nell’Almanacco dello Specchio 3 (1974) curato da Marco Forti. Molti gli elogi di poeti amici e di critici estimatori «Sinopie sono tra le (poche) poesie più belle che io abbia letto in questi ultimi anni» (così Giorgio Caproni in una lettera dell’8 maggio 1977).
Nel 2013, il settimanale L'Hebdo pubblicò un fascicolo intitolato «Littérature Suisse, 100 livres essentiels», dove Julien Burri dedicò una scheda a «Sinopie» ora disponibile neI portale letteraturasvizzera.ch. La citiamo per esteso:
«Sinopie» è come un blasone che è necessario decifrare. «Sinopie» è uno degli smalti araldici, di color verde. Ma, originariamente, la «sinopia» stava a indicare la terra rossa utilizzata per i disegni preparatori degli affreschi. «Sinopie» sono dunque le poche tracce che restano del mondo, di noi, quando l'affresco è scomparso. Tracce che il poeta vorrebbe raccogliere. Più in generale, Giorgio Orelli si interessa al senso nascosto rivelato dalle tracce misteriose del quotidiano. Dalla sua penna, il particolare, l'aneddotico conducono sempre all'universale. Attento ai luoghi (la campagna ticinese, la vita di paese o di città), alla natura, ai piccoli fatti quotidiani (la televisione, la pesca alla trota, una foratura), Orelli li restituisce con una scrittura molto lavorata, dal punto di vista della metrica e delle sonorità, per farne dei frammenti allo stesso tempo di immanenza e di trascendenza, di particolare e di universale. Queste poesie sono come piccoli racconti nei quali il microcosmo riflette il macrocosmo. Così, «Sinopie» tocca anche problematiche contemporanee globali (lo sviluppo delle città, la corruzione politica, la guerra). La lingua stessa, sottile dosaggio di raffinatezza e di parole d'uso comune, dove il dialetto va a braccetto con le citazioni letterarie, riflette questa pluralità. Orelli ha impiegato quindici anni a scrivere questa raccolta. Pubblicata presso Mondadori, senza dubbio uno dei più prestigiosi fra gli editori italiani, con la sua scrittura allo stesso tempo classica e sperimentale, è l'opera più importante dello scrittore ticinese.
In questo del programma televisivo «Pagine aperte» andato in onda il 13 maggio 1977, il critico letterario Stefano Agosti parla di «Sinopie» di Giorgio Orelli.
Dapprima prodotto da Grytzsko Mascioni quindi da Gianna Paltenghi, «Pagine aperte» fu un programma della Televisione svizzera di lingua italiana dedicato alle novità librarie andato in onda tra il 1970 e il 1977, per riapparire nel 1984 prima di essere abbandonato. L’aspetto interessante del programma è che alla realizzazione parteciparono numerosi poeti, scrittori e intellettuali che, nei primi anni Settanta, orientarono le scelte editoriali dei più importanti editori lombardi. Scorrendo l’elenco dei conduttori, troviamo i nomi di Vittorio Sereni, di Stefano Agosti, di Maurizio Cucchi, di Cesare Garboli, per citarne solo alcuni. Per le pagine del portale «lanostraStoria.ch» abbiamo selezionato quelle puntate, nelle quali si parlò di opere di autori della Svizzera italiana oppure di autori che vi avevano soggiornato, oppure di autori vicini al confine svizzero perché era allora condivisa dai produttori del Dipartimento cultura della TSI (basti pensare a figure come Bixio Candolfi o Eros Bellinelli) la convinzione che bisognasse far propria una visione della Svizzera italiana come un territorio in continua osmosi culturale con la Lombardia.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.