Per un ritratto della Svizzera italiana. Come ci vedono i Confederati?
Per un ritratto della Svizzera italiana. Come ci vedono i Confederati?
Curato da Giovanni Orelli, il programma televisivo «Questo e altro» andato in onda il 3 marzo 1978 fu dedicato alla seconda parte di una inchiesta volta a fornire un ritratto della Svizzera italiana a metà degli anni Settanta. Dopo la prima parte («Come ci vedono i Ticinesi d'Oltralpe?»), questa seconda parte (intitolata «Come ci vedono i Confederati?»), offriva il punto di vista di cittadini della Svizzera tedesca o francese trasferitisi in Ticino.
- Per un ritratto della Svizzera italiana. Come ci vedono i ticinesi d’Oltralpe?
- Per un ritratto della Svizzera italiana. Come ci vedono i Confederati?
Gli emigrati della Svizzera interna in Ticino sono: Max Huber, Max Weiss, Cristina Müller, Paul Fäh; Loosli Fäh, Walter Müller, Ruth Müller, Walter Rueg, Urs Frauchiger, Andreas Gerwig, Albert Senn, Ingrid Frauchiger, e Georges Plond;
Ospiti di Giovanni Orelli in studio sono, Margrit Wermelinger Ruppmann, giornalista corrispondente di Radio DRS, e Pierre Cordey, ex direttore del quotidiano 24 Heures.
L’inchiesta fu presentata a pagina 18 del settimanale «Radiotivù» in edicola il 25 febbraio 1978 con questo testo verosimilmente scritto da Giovanni Orelli:
In un precedente dibattito ci siamo proposti di esaminare alcune opinioni o valutazioni che ticinesi stabilitisi oltrealpe han dato sul proprio paese di origine, la Svizzera italiana. In questo secondo dibattito, che pure pone al centro la Svizzera italiana, i giudicanti non sono più ticinesi emigrati, ma sono Confederati, non di madrelingua italiana, ma che vivono o hanno vissuto nel Ticino, o che pure non abitandovi ne seguono le vicissitudini: che lo guardano con occhio magari meno compromesso del nostro, e di conseguenza lo giudicano meglio di noi ticinesi: che comunque possono aiutarci a conoscere i nostri difetti. Si vorrebbe, preliminarmente, partire dalle cose più evidenti, dai luoghi comuni sulla Svizzera italiana, dalle immagini e dai giudizi convenzionali (luoghi comuni alimentati tra l’altro da certa propaganda turistica) per vedere come e perché continuano a essere predominanti. Poi, capovolgendo una domanda già rivolta ai ticinesi d’Oltrealpe, vorremmo sapere se è vero che lo Svizzero tedesco sente, quasi per istinto, un paternalistico bisogno di protezione, di superiorità, verso il ticinese. E si vorrebbe sapere perché, oggi, si stabiliscono differenze fra ticinesi e italiani: è solo questione di passaporto? Come si giudica la posizione molto subalterna (da un punto di vista politico e sociale) della lingua italiana nel contesto federale? Cosa si pensa poi della classe p litica ticinese nella Svizzera italiana? In poche parole: dai nostri ospiti della Svizzera tedesca vorremmo un ritratto, per quanto possibile dal vero, spietato se necessario, della Svizzera italiana.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.