La flora del Canton Ticino: la cura del bosco
La flora del Canton Ticino: la cura del bosco
Girato in vari luoghi del Canton Ticino, questo servizio curato da Ivan Paganetti con la consulenza scientifica di Carlo Franscella andò in onda il 19 maggio 1980, nel programma televisivo «Telescuola». Si trattava della nona puntata della serie di dieci dedicata alla flora del Canton Ticino: «Accenni sulla flora del Canton Ticino: la cura del bosco».
A pagina 4 del settimanale «Teleradio7» in edicola per la settimana dall’8 al 14 aprile 1978 si leggeva la presentazione del servizio:
Il bosco necessita di ringiovanimento e l’uomo può cooperare alla sua attuazione. Per il cantone Ticino, le principali operazioni di raccolta di semi, preparazione del terreno, trapianto, estirpazione vengono eseguite presso il Vivaio forestale cantonale di Latte Caldo, in territorio di Morbio Superiore. La coltivazione in vivaio, a partire dai semi fatti germogliare, comporta una ventina di specie di piante arboree fra le circa cinquanta comuni nei nostri boschi. Manodopera specializzata e macchine sono indispensabili per seguire lo sviluppo nel primo periodo vegetativo (che si protrae sull’arco di alcuni anni) di abeti rossi, abeti bianchi, larici e di altre piante, richiesti da patriziati, comuni ed enti dello stato.
Con opere adeguate l’uomo mitiga i danni causati al bosco dalla natura: temporali, venti a velocità elevata, grandinate, forti nevicate. I danni più terribili sono provocati da frane e valanghe, che spazzano via letteralmente le piante (nella lezione si è attinto a documenti d’archivio del 1951), nonché da alluvioni (la sera del 7 agosto 1978 resterà impressa a lungo nella mente dei locarnesi!). Dove gli alberi vengono distrutti, l’erosione si fa più forte. Ed ecco la necessità di intervenire ripiantando il bosco protettivo.
Anche gli incendi, la cui origine può essere naturale oppure provocata dall’uomo, minacciano l’esistenza del bosco. Il Ticino è il cantone più colpito da incendi boschivi.
Con il suo intervento irrazionale a volte è l’uomo stesso che contribuisce a distruggere il bosco. Il Monte Bar sfruttato secoli or sono in modo sbagliato, con tagli rasi, appare ancora oggi privo di copertura arborea. Vi si verificano squilibri che si ripercuotono fino al suolo.
Le catastrofi naturali del secolo scorso avvenute in Svizzera indussero e ricercarne le cause. Esperti in campo forestale, geologico e idrologico intravvidero allora una relazione tra esse e lo stato delle foreste. Venne sottolineata la necessità della cura delle foreste, basata su leggi che salvaguardassero il patrimonio forestale in modo tale che il rapporto tra superficie boscosa e quella denudata non variasse in senso sfavorevole alla foresta. Si è giunti così, nel 1876, alla legge federale per l’alta sorveglianza della Confederazione sulla polizia forestale nelle regioni elevate, legge riveduta ed estesa a tutto il territorio svizzero nel 1902.
L’ingegnere forestale ha tra i suoi molteplici compiti quelli di progettazione, organizzazioni ed esecuzione di opere quali rimboschimenti, strade forestali, ripari valangari, azioni di difesa contro le frane, operazioni antiincendio e sistemazioni torrentizie.
Alle tradizionali funzioni protettive del bosco contro i pericoli naturali vanno aggiunte altre funzioni importanti quali la depurazione dell’aria, la ricreazione e il mantenimento della salute della popolazione, la protezione del paesaggio.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.