Olivi tra cielo e lago
Forse il modo migliore per percorrere il Sentiero degli olivi è partendo da Gandria, dove c’è la fermata del bus “Gandria strada”, così da percorrere le parti alte nel primo momento, e proseguire successivamente costeggiando grossomodo il lago. Meglio ancora, dalla fermata, prima di scendere nella parte alta del paese e successivamente a lago, è risalire a monte la gradinata che conduce a una coltivazione sperimentale di olivi, giovani alberi che giungeranno alle venerande età dei predecessori, e noi, attraverso di loro, scorgiamo la storia millenaria alle loro spalle, fatta di scambi, sapori e comunanza oltre ogni confine geografico.
Diffuso da millenni nell’ampia area mediterranea, visse il suo periodo buio medievale sopravvivendo con gli arabi e i monaci dei conventi, per essere nuovamente diffuso e conservato, soprattutto nei secoli più recenti. Suggestive le parole di Tucidide nel V sec a.C.: “I popoli del Mediterraneo cominciarono a uscire dalle barbarie quando impararono a coltivare l’olivo e la vite”. Anche in Ticino si risale a documenti che ne indicano l’esistenza millenaria, soprattutto nella forma dell’oleastro, la versione selvatica dell’olivo, per ricavarne principalmente l’olio. Malgrado i memorabili inverni gelidi del 1494, del 1600 e del 1709 d.C., gli olivi si propagano, si ripiantano e la coltivazione prosegue, anche in forma protetta, in special modo sui pendii terrazzati in prossimità del lago, a discapito di un breve periodo dedicato alla coltivazione dei gelsi.
I terrazzamenti fanno parte di una storia paesaggistica che indica un fervido utilizzo dei pendii a scopo anche agricolo, inselvatichiti da boscaglie nei decenni passati, e parzialmente rivitalizzati con cura e sostenibilità in onore del territorio rurale tradizionale, anche a favore di prodotti di nicchia, come lo sono i derivati dei frutti dell’olivo. Con amore per la propria terra, riaffiora così un patrimonio genetico e culturale regionale di notevole qualità e bellezza a favore dell’opera dell’ingegno umano al fine di conservarne e salvaguardarne l’eredità collettiva. Il paesaggio si fa monumentale con i suoi muri a secco che evidenziano antiche sapienze e attivano una ripristinata educazione a questa tradizione.
I pannelli didattici informativi si sviluppano su 18 elementi e giungono fino a Castagnola. Lungo la parte gandriese del Sentiero degli olivi, numerosi, giovani, maturi e antichi alberi di olivo si ergono al cielo e si affacciano al lago, con la loro qualità sempreverde, vibranti nella colorazione duale del loro fogliame tra l’argento e il verde, promettenti lunga vita, con radici considerevoli e legno duro e solido. Donano frutti dopo qualche anno, e rendono prospero il loro raccolto a partire da un ventennio. Se la maturazione delle olive generalmente avviene verso novembre, a Gandria le si raccoglie solitamente a fine ottobre, per evitare il clima freddo.
Giungendo alla zona del cimitero, dopo aver percorso la discesa che dalla zona alta del villaggio attraversa il bosco, vi sono alcuni terrazzamenti che accolgono, tra altri olivi, un bell’esemplare ultracentenario a un passo dal lago.
Lo sguardo di nuovo si apre alla vastità lacuale e, costeggiandola in direzione del villaggio, vale ogni scalino giungere alla terrazza della Bottega di Gandria dove c’è il Debarcadero, per rivolgersi un momento verso levante e ammirare un altro olivo ultracentenario, sano e slanciato, inscindibile dalla caratteristica sequenza di case affacciate a lago e radicato come le loro fondamenta. Una presenza duratura, antica e rivolta a tutto ciò che verrà.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.