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Giuseppe Motta: Dio, patria e famiglia (seconda parte)

25 gennaio 1980
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Questo servizio di Werner Weick — che si avvalse dalla consulenza specialistica Willy Baggi —, andò in onda il 25 gennaio 1980 nel programma televisivo «Reporter». Si tratta della seconda parte del documentario intitolato: «Giuseppe Motta: Dio, patria e famiglia», la prima parte del quale andò in onda il 23 gennaio 1980 nel programma televisivo «Argomenti».

Il documentario è un ritratto del politico Giuseppe Motta (Airolo, 1871 - Berna, 1940) a quarant’anni dalla sua scomparsa, attraverso immagini di repertorio e testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto in circostanze e campi diversi. La seconda puntata abbraccia gli ultimi dieci tormentati anni di vita dello statista caratterizzati dalla crisi economica del 1929 fino al crollo delle speranze di pace del 1939 e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale

Gli intervistati sono: Vinicio Salati, giornalista, ex direttore di Libera Stampa; Alfredo Leber, direttore del Giornale del Popolo; Hermann Böschenstein, giornalista; Walther Bringolf, ex Consigliere nazionale, socialista; Sira Motta, nuora di Giuseppe Motta; Beatrice Motta, figlia di Giuseppe Motta

A pagina 2 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 19 al 25 gennaio 1983, dopo una introduzione in cui si leggeva:

Alle prime ore del 23 gennaio del 1940 decedeva a Berna, a 69 anni, il consigliere federale Giuseppe Motta. A quarant’anni da quella data, la Radio e la Televisione della Svizzera italiana dedicheranno la loro attenzione alla figura e all’opera dello statista ticinese che, sedendo per ben venti nove anni in Consiglio Federale, fu uno dei grandi protagonisti della politica nazionale e in particolare della diplomazia svizzera in tormentati periodi della storia europea e mondiale.

si presentava con queste parole il documentario di Werner Weick:

La TSI diffonderà in «Argomenti» (il 23 gennaio) e in «Reporter» (25 gennaio) una biografia dello statista scomparso. Il servizio, realizzato dal giornalista Werner Weick, ha dovuto tener conto di alcune difficoltà obiettive connesse con la materia specifica della ricerca su Motta. Infatti, esiste pochissimo materiale filmato riferito allo statista ticinese, il che pone dei comprensibili problemi per una trasmissione in immagini. D’altro canto, il materiale sonoro (discorsi e dichiarazioni) appartiene con maggior legittimità al campo radiofonico, per cui il realizzatore televisivo ha cercato di evitare l’utilizzazione del sonoro. Inoltre, si è dovuto fare i conti con la mancanza pressoché totale di approfonditi studi e ricerche storici, al di fuori di lavori parziali e di commemorazioni agiografiche. Le due puntate vogliono soprattutto, attraverso la figura e l’opera di Motta, illustrare e capire l’importante «fetta» di storia che egli ha attraversato. Inoltre, con l’ausilio di testimonianze e citazioni, si è voluto evocare l’immagine psicologica, morale e politica dell’uomo e dello statista. Nella prima puntata — che va dall’infanzia alla fine degli anni Venti — si traccerà un attento profilo psicologico del giovane Motta, della sua fede, delle sue scelte culturali, scelte che ispireranno e condizioneranno per tutta la vita il Motta «politico» degli anni successivi. La seconda puntata abbraccia gli ultimi tormentati dieci anni di vita dello statista ticinese in un quadro che va dalla crisi economica fino al crollo delle speranze di pace, nel 1939. Parecchie saranno le testimonianze contenute nel servizio televisivo: insieme a quelle dei congiunti di Giuseppe Motta, ci saranno anche quelle di Monsignor Alfredo Leber, direttore del Giornale del Popolo, dell’«oppositore» di Motta, il consigliere nazionale della sinistra Walther Bringolf, di Arturo Marcionelli, segretario particolare di Motta e poi ambasciatore, del giornalista parlamentare Hermann Boschenstein, del direttore di allora di Libera Stampa Vinicio Salati, di Pino Bernasconi. Le testimonianze non vogliono costituire né una commemora-zione globale, né una completa analisi della vita e dell’opera del Motta. Si tratta piuttosto di trovare, attraverso la memoria di chi lo conobbe in circostanze e in campi diversi, il filo di una ricostruzione di fatti, eventi e comportamenti per capire meglio la figura di un grande protagonista della politica nazionale al quale la ricerca storica, al di là di questo momento televisivo, dovrebbe consacrare un ampio spazio di analisi.

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12 aprile 2022
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