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Una vecchia porta, e tante storie da raccontare a Ruvigliana

Una vecchia porta, e tante storie da raccontare a Ruvigliana

4 settembre 1960
Alberto Gadoni

Sembra ieri, ma la porta al numero civico 1 di Via alla Fontana a Ruvigliana, oggi frazione della grande Lugano, è sempre lì, a dimostrare la sua vetustà, anche se oggi la sua funzione originale, di porta d’entrata della famiglia Devecchi-Rezzonico, miei nonni materni, non ha più ragione d’essere, in quanto l’accesso, dopo interventi e risanamenti vari, è stata declassata e chiusa, spostando l'ingresso sul lato opposto, su Piazza San Rocco 1.

Ogni tanto, tornando al paesello, guardandola, non posso non pensare alla Mamma, sulla soglia di casa e, non sembra vero ma, quella per me, per noi, era la porta principale della nostra grande famiglia sin quando ci siamo traferiti, nel lontano '55 dopo anni trascorsi alla Resega di Porza.

Guardando queste foto, una porta semplice a due battenti, con tanto di soglia, spalle e architrave in pietra, il “ul carnasc” catenaccio, in ferro battuto, la toppa arrugginita per la grande chiave, la mente torna a quei tempi dei primi anni ’50, anni non facili, dove il senso di comunità vera, era una realtà, e il reciproco aiuto tra le famiglie del quartiere, era la regola.

Molti, sono gli aneddoti che potrei raccontare, in quanto la porta, che dava direttamente sulla stretta via principale, era quasi sempre aperta e il profumo e gli odori della buona cucina di Mamma Pia, (1907-1978) si emanavano fino all’esterno, tant' è vero, che non era raro che i compaesani ed i passanti" sfacciatamente", si avvicinavano all’uscio, per scoprire quanto bolliva in pentola e, non era raro, che Pia con la sua proverbiale gentilezza e affabilità, si affacciasse e si soffermasse a rispondere alle domande postele da loro, fino ad arrivare a proporre degli assaggi.

Nel nucleo non mancava nulla e proprio "vis a vis" , a pochi metri dalla porta, c’era la bella chiesina di San Rocco e Mamma, si occupava di curare che tutto fosse in ordine, compreso l'apertura e la chiusura. Tutto dunque era lì a portata di mano e proprio accanto vi era la bottega di commestibili della Teresina (Taddei) con l’osteria della Posta e più avanti il negozio della Martina, (Gianinazzi) sopra, su via Massago, l’osteria dal Lech e dà la Rosina, (Gianella).

Da lì passavano e si soffermavano sovente sull'uscio, personaggi e volti noti di famiglie che abitavano in loco, oltre al Parroco della Chiesa di Castagnola, Don Santino Cassina, cito: Aldo Patocchi, (1909-1986) che aveva la propria dimora (Villa Trona) sulla stessa via e l’ illustratore Imre Reiner,(1900-1987) (noti artisti ) che abitava in via Tanello e altri ancora, persone estremamente cordiali e “alla mano” che si soffermavano sovente sulla soglia per fare “due chiacchere” con la Mamma, Lei, che era una persona semplice e gioviale e sempre disponibile con tutti.

Un aneddoto curioso, il medico condotto della collina del monte Bré, dott. Franceso Beretta-Piccoli, (*) che aveva il suo studio a Cassarate, dopo il suo normale giro di visite, terminate quelle di Aldesago e, prima di scendere al piano, faceva regolare tappa a Ruvigliana ed era, buona regola, affacciarsi alla porta di Via la Fontana 1; e chiedere! "Pia cuma la va? Cusa te fai da bon incoo” e, dal momento che i menù erano diversi (eravamo sempre in tanti a tavola) fratelli, zii e cugini, entrava nella cucina, sotto un soffitto di travi color nero fumo, si avvicinava, con la sua eleganza e “savoir-faire” alla stufa a legna o persino al camino acceso, e procedeva, con il cucchiaio a piccoli assaggi, commentando quanto di buono stava Pia preparando, altri tempi.

N.d.R , La stessa via che al numero 30, ospitò, negli anni ’90 la dimora del noto regista Giorgio Strehler, morto nel natale del ’97.

(*) Da : ARCHIVI RSI - Incontro-ritratto di Francesco Beretta Piccoli, medico condotto tra Gandria, Cassarate e Brè per oltre 50 anni. Da "Il Quotidiano", 27.01.1997. Produzione di Eugenio Jelmini.

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  • M.Christine Riedo

    Solo una foto e forse anche perché é la sola che esiste, ed ecco che i profumi, le gesta,le parlate tornano immediate a farci rivivere i momenti passati in famiglia che ci restano.

    • Alberto Gadoni

      Carissima Signora, ha perfettamente ragione, ci sono poche fotografie ma tanti ricordi impressi nella mente e a volte, con la fantasia , sentire persino i profumi di casa. Ho letto alcuni suoi racconti e vedo che di ricordi ne ha parecchi. Constato anche che chi è lontano dal Ticino come Lei, (ho anch’io parenti al di là del Gottardo) hanno un attaccamento particolare alle radici di “casa” e vogliono esprimersi in dialetto. Il suo italiano è ok! Cordialmente, Alberto ‘45

    • M.Christine Riedo

      Caro signore Infatti esistono pochissime fotografie. Gli apparecchi erano rari e si facevano foto soprattutto per delle feste speciali come le comunioni o i matrimoni. Sempre tutti in abiti da festa, fare bella figura per quelle poche immagini che sarebbe restate e trasmesse nelle famiglie. Le foto delle cose ordinarie, la vita quotidiana non si pensava certo di fotografarla, faceva quasi vergogna. Peccato, oggi sono un pò queste testimonianze che ci mancano. Grazie del suo interesse. Cordiali saluti

Alberto Gadoni
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15 giugno 2024
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