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E noi al posto loro? Albertina Bovera strega

20 ottobre 1978
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Plinio Martini per la RSI

Nella seconda metà degli anni Settanta, partendo da una serie di suoi testi narrativi, Plinio Martini scrisse la sceneggiatura di tre opere per la televisione, di cui fu regista Tony Flaat. Argomento comune dei tre sceneggiati fu la figura della donna nella civiltà rurale ticinese osservata in tre diversi periodi storici. Le tre opere andarono in onda nel 1978 il 20, il 27 ottobre e il 3 novembre; ci fu poi una serie di interviste in studio andata in onda il 17 novembre.

La prima parte della serie E noi al posto loro? è intitolata Albertina Bovera strega. È la storia di una donna calunniata e processata per stregoneria, che s’impicca in prigione, e delle torture successivamente subite dalla madre Negrina, accusata di aver iniziato la figlia a pratiche occulte.

Il Mediometraggio in costume e con attori non professionisti andò in onda il 20 ottobre 1978.

A pagina 3 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 14 al 20 ottobre 1978 si leggeva la presentazione dell’opera:

Venerdì 20 ottobre verrà diffuso il primo film della trilogia «E noi al posto loro?» realizzata da Tony Flaadt su racconti che il noto autore valmaggese Plinio Martini ha scritto appositamente per «Ora G». La rubrica dedicata ai giovani che verrà diffusa eccezionalmente alle 19.15 per permettere a un pubblico più vasto di seguire questa serie che illustra la situazione della donna ticinese in diverse epoche: dal ‘600 con i processi delle streghe al ‘900 con i problemi causati dall’emigrazione. È stata scelta la donna quale protagonista di questi film — che vogliono far conoscere ai giovani alcuni capitoli di storia locale — perché l’autore ritiene, per le numerose testimonianze conosciute in Valle Maggia, che le donne furono, al tempo dell’emigrazione, il centro e il sostegno della nostra società rurale, anche se poi la donna era disprezzata al punto di essere sempre designata con il termine «femmina» e cioè essere inferiore, succube e riproduttrice. Le streghe bruciate sui roghi sono la tragica testimonianza di questo pregiudizio. Come viene raccontato nel primo film «Albertina Bovera strega», colpevole di questa situazione era la società, non tanto i singoli giudici, coinvolti loro malgrado e vittime loro stessi dei pregiudizi del tempo. La storia di «Albertina Bovera strega» si basa su due documenti, due lettere del commissario glaronese in Valle Maggia Hans Vogeli alle autorità di Lucerna. La prima è del 1679, dove egli chiede consiglio sul da farsi, visto che la giovane ha confessato sotto tortura, ma in modo che non lo ha convinto. Intanto che il commissario aspetta una risposta, la sventurata si impicca nella prigione, il che, a quel tempo doveva essere una prova di colpevolezza. Viene quindi arrestata la madre, e il landfogto scrive una seconda lettera perché non ha confessato nulla, resistendo alle torture. Le poche notizie che abbiamo ci permettono di immaginare un landfogto umano e scrupoloso (altrimenti non avrebbe scritto chiedendo consigli) e una madre che tenta eroicamente di salvare la memoria della figlia. Non si sa come sia finito il processo della madre. Le scene dell’Istruttoria e del processo sono strettamente aderenti a verbali di altri simili processi di quel tempo; anche la difesa dell’avvocato è in parte copiata dai processi tirolesi pubblicati dal Dandolo. «E noi al posto loro?», è il titolo scelto, per il desiderio di coinvolgere lo spettatore: cambiano i problemi, i costumi, la fede, la morale, il modo di esprimersi, ecc., ma l’umanità rimane sostanzialmente la stessa, e il tempo storico che si separa dalle streghe del Seicento non è così lungo e lontano come si potrebbe pensare; anzi, esso è in noi, fa parte della nostra responsabilità di uomini del Novecento. Gli attori sono stati scelti esclusivamente fra la popolazione valmaggese; le scene girate in Val Bavona e al Museo Valmaggese di Cevio.

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2 dicembre 2022
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00:43:59

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