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Alfonsina Storni

2016
Katia Piccinelli
Katia Piccinelli

A COLORO CHE COME ME NON REALIZZARONO UNO SOLO DEI LORO SOGNI.

Alfonsina Storni nasce nel 1892 a Sala Capriasca.

Nel 1896 la famiglia si trasferisce in Argentina, a Rosario. Nel corso della sua breve vita, torna solamente una volta in Capriasca, ma della sua primissima infanzia conserverà sempre un caro ricordo e ne parlerà con affetto. Vive una vita anticonformsta, ignorando le norme sociali e i pregiudizi: cresce un glio senza un compagno al proprio anno, e grazie alla sua determinazione riesce a imporsi in un mondo intellettuale allora compo o da soli uomini.

Di me iere insegnante, si occupa anche di giornalismo; la sua fama si deve soprattutto alle poesie, che le conferiscono notorietà già in vita. Amatissima in Argentina, Alfonsina ha i irato canzoni e sogge i teatrali; le sue poesie vengono tu’oggi recitate pubblicamente e influenzando il mondo dell’arte per la loro grande attualità.

Nel 1935 si scopre malata di tumore e i tentativi di cure si rivelano purtroppo inutili. La sera del 24 o obre 1938 scrive la sua ultima poesia, “Voy a dormir”, per poi a darsi alle onde del mare: viene ritrovata la mttina seguente sulla spiaggia di Mar del Plata.

Nello esso luogo si trova oggi un monumento dedicato alla sua memoria.

Alfonsina Storni è sicuramente una delle voci fondanti dell’espressione femminile del Novecento e accanto a Juana de Ibarbourou e Gabriela Mi ral segna l’inizio di una brillante agione di le eratura scri a da donne. Nella sua poesia c’è tu a la forza di una donna che desidera e rimere se essa senza falsi pudori, ma che parlando di se essa parla anche delle altre donne. E lo fa in un momento orico in cui alla cura femminile non erano riconosciute particolari libertà: non ha ancora diri o di voto, è relegata al proprio ruolo di moglie–madre e quindi non ha rumenti per accedere al mondo del lavoro. Nel 1911, da San Juan si trasferisce a Rosario dove è impiegata come mae ra rurale. L’anno successivo lascia l’insegna- mento per o arsi nella capitale Buenos Aires, dove a soli vent’anni Alfonsina coraggiosamente decide di diventare madre al di fuori del matrimonio.

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Veduta del ume Boca a Buenos Aires, 1900–1920

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Famiglia Antonini davanti al monumento Dedicato ad Alfonsina Storni a Mar del Plata, 1958

TU MI VUOI BIANCA

Tu mi vuoi candida,

mi vuoi di spuma,

o di madreperla.

Che io sia giglio

sopra tutte, casta.

Di profumo lieve.

Corolla non schiusa.

Che un raggio di luna

non m’abbia penetrata,

e nemmeno una perla

mi si dica sorella.

Tu mi vuoi nivea,

tu mi vuoi bianca,

tu mi vuoi candida.

(da “El dulce daño”, 1918)

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IN RICORDO DI ALFONSINA

Il giornali a Roberto Giusti, all’indomani della scomparsa di Alfonsina, le dedica un articolo sulle pagine di “Nosotros” (Buenos Aires, o obre 1938):

“Della scrittrice apprezzavamo il talento, la profonda sensibilità, l’originalità; della donna la semplicità, il dono della simpatia, la cordialità franca. Era qualcosa di meglio di una le erata; era una donna di nobili principi morali eintellettuali, che seppe vivere la sua vita senza farsi meri-tevole di rimproveri né di critiche, e nascondere il tormento della sua anima so o una maschera di giovialità spensierata. Immancabile animatrice delle riunioni letterarie portene, la sua presenza era indispensabile in ogni festa dell’arte. Ella fu la prima scrittrice che fu vi a a Buenos Aires sedere alla tavola del banche o in one o camerati- smo con i colleghi, come una eguale”.

Curatrice della mostra: Katia Piccinelli

Illustrazioni, tutto parla di te

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Archivio Museo della Memoria: MDM0379

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12 settembre 2021
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