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La centrale elettrica di Biasca del 1895

2018
Stefano Sergi, Paolo Sansari, Claudio Bozzini
Atte-Museo della Memoria

di Claudio Bozzini con i colleghi Stefano Sergi e Paolo Sansari

Una costruzione diroccata sulla sponda del fiume Brenno. Pochi metri più a monte, altri resti sul greto del fiume. L’accesso alla Valle di Blenio, alle porte di Loderio, presenta a chi percorre la strada un passato ormai dimenticato ed enigmatico. Un passato che è riemerso grazie a vecchie lastre fotografiche, a fotografie aeree risalenti alla prima metà del XX secolo e a un tema scolastico di fine Ottocento che parla di una gita da Malvaglia a Biasca; un passato capace di stupire e che è stato riportato alla luce dal lavoro di Claudio Bozzini con i colleghi Stefano Sergi e Paolo Sansari nel mese di maggio 2018, durante il corso PCi, e che vi presentiamo in queste schede.

Ringraziamo Maurizio Guarisco per averci messo a disposizione le vecchie lastre fotograficne e Delia Grata per il quaderno dei temi di Ferdinando Blotti con il racconto della passeggiata scolastica.

I segni del presente

All’altezza del Ponte Rosso di Biasca la sponda ovest presenta, alle falde della parete, una costruzione diroccata. Lo stabile porta ancora i resti della scritta originale sulla facciata rivolta a ovest. Si evince che la scritta originale fosse: “Stazione centrale elettrica”.

All’interno, nel locale più a ovest, sommerso da sedimenti alluvionali, si può ancora scorgere una paratia comunicante con l’esterno, azionabile a mano dall’interno. Negli altri locali non vi sono elementi significativi e riconducibili a singole attività.

Circa duecento metri a nord dello stabile, sempre sulla sponda destra del Brenno, si possono scorgere i resti di una chiusa sul letto del fiume. Sui rivestimenti in acciaio si possono osservare chiari segni di deterioramento dovuto al flusso idrico.

Come si presentava originariamente la centrale? Quale era lo scopo della costruzione? Chi e quando l’ha costruita? Come mai si trova in stato di abbandono?

La gita di Ferdinando

Una prima risposta alle nostre domande arriva da un ragazzo delle Scuole Maggiori di Malvaglia: Ferdinando Blotti. Nel tema “La gita del 14 aprile 1898” descrive la gita scolastica fino a Biasca. Durante il ritorno a Malvaglia, vi è una sosta. Come si può leggere nell’estratto che riportiamo qui sotto, “arrivati in cima al borgo di Biasca, invece di proseguire il nostro cammino nella strada cantonale, ci siamo diretti verso sinistra, e ci siamo recati a vedere le macchine dinamo-elettriche”.

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Sappiamo dunque che nel 1898 la centrale era in funzione e che, ovviamente, rappresentava certamente uno spunto didattico per gli alunni del posto.

Inaugurazione della centrale elettrica di Biasca

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La gita di Ferdinando del 14 Aprile 1898

Ferdinando Blotti, nel tema “La gita del 14 aprile 1898”, descrive la gita scolastica fino a Biasca.

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Trascrizione del tema di Ferdinando Blotti

Fin da quest’inverno il nostro signor maestro ci promise che voleva farci fare una gita scolastica e istruttiva sino al borgo di Biasca. Infatti, giovedì 14 corrente, noi e quattro altre scuole maschili cioè: quella di Semione, quella di Ludiano e due di Malvaglia, abbiamo deciso di fare la gita che ci fu promessa dal signor Professore.

Il sole mandava i suoi raggi alquanto caldi, gli uccelli gorgheggiavano melodiosamente, sugli alberi, il firmamento era ceruleo, i prati erano smaltati di fiori variopinti, le campagne si vedevano sparse di contadini.

A mezzogiorno noi tutti ci trovammo pronti in iscuola; il signor maestro ci fece delle sagge raccomandazioni e noi non aspettammo altro che l’ora della partenza.

Finalmente ecco giungere anche la scuola di Semione e di Ludiano.

Allora anche noi siamo usciti e, disposti a due a due, cominciammo il nostro cammino.

Giunti alla frazione della Chiesa il signor maestro Cassina si procurò una bandiera e la diede ad un ragazzo da portare, onde dare un aspetto più bello alla moltitudine degli scolari.

Passammo il ponte in travata metallica posto sulla Legiuna, il quale venne costruito nel 1893. Finalmente eccoci al luogo denominato Buzza; qui si vede una grande quantità di macerie, queste ci ricordano il triste scoscendimento avvenuto il 30 Settembre del 1512.

Finalmente dopo un qualche quarto d’ora di viaggio, ci trovammo in cima al Borgo di Biasca: qui invece di continuare il nostro cammino per la strada cantonale, svoltammo a destra alla volta della campagna, ed in poco tempo eccoci al ponte di Biasca in pietra, gettato sul Brenno.

Stendendo lo sguardo abbiamo veduto il Seminario di Pollegio fondato nel 1622 dal Cardinale Federico Borromeo, le cave di granito, il ponte in travata metallica su cui passa la ferrovia, il monte Erto, ecc.

Poscia ritornammo al borgo di Biasca, ed avendo ottenuto il permesso entrammo nell’Eden popolare (o teatro). Lì dopo aver riposato un momento e ristoratici alquanto, cantammo assieme l’Inno Nazionale. Finito ciò il signor maestro Cassina salì sul palcoscenico e ci spiegò qualchecosa riguardo al teatro.

Quando poi stavamo per accomiatarci, il nostro signor Prof. ringraziò adeguatamente i signori: avvocato Corecco ed il De Stefani, per la compiacenza avuta verso di noi lasciandoci entrare a vedere cose nuove.

Indi partimmo dall’Eden popolare e ci recammo a vedere la nuova Chiesa monumentale di S. Carlo. Dopo ciò andammo a visitare la Stazione. Ivi si vedevano molti vagoni carichi di merci, si ammirava la cascata di S. Petronilla, si vedevano pure dei treni che arrivavano e di quelli che partivano.

Dopo ciò ritornammo alla volta di Malvaglia. Arrivati in cima al borgo di Biasca, invece di proseguire il nostro cammino sulla strada cantonale, ci siamo diretti verso sinistra, e ci siamo fermati a vedere le macchine dinamo-elettriche.

Indi ritornammo sullo stradale, e dopo un qualche quarto d’ora di viaggio, ci trovammo al ponte di Loderio in travata metallica.

Di là continuammo, per la strada cantonale di Semione, e dopo una qualche oretta di viaggio ci trovammo in detto Comune.

Allora lì, le nostre scuole si sonno separate, e noi di Malvaglia proseguimmo il nostro viaggio per la strada circolare che mette al nostro Comune. Arrivati in fondo alla frazione delle Rongie, i nostri signori docenti ci congedarono, allora noi ritornammo alle nostre case, magari stanchi, ma però contenti di aver realizzato un desiderio che da lungo tempo avevamo nel cuore.

Situazione passata

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Vista d’assieme della centrale fino al ponte distrutto dall’alluvione del 1868. Malgrado l’apparente buono stato dello stabile e la discreta quantità d’acqua, non è chiaro se la centrale fosse ancora in uso, anche perché la diga sembra essere già distrutta. (Scansione da lastra, per gentile concessione di Maurizio Guarisco).

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Foto aerea del 1934 della centrale e della diga (fonte LUBIS – swisstopo)

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Vista d’assieme della centrale fino al ponte distrutto dall’alluvione del 1868. Lo stato di degrado lascia presupporre che la centrale non fosse più in uso al momento dello scatto. (Scansione da lastra, per gentile concessione di Maurizion Guarisco).

Cartografia

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Centrale Biasca veduta aerea

Situazione attuale

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Il canale per lo svuotamento visto da sud con ciò che rimane della diga sulla sponda destra del Brenno.

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La centrale vista da valle come si presenta attualmente.

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La facciata a valle, ricoperta da oltre un metro di materiale alluvionale o franato dalla montagna.

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La paratia per il controllo del flusso d’acqua nel locale turbine.

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Il locale verso montagna, sede delle turbine. Sullo sfondo la paratia per il controllo del flusso d’acqua.

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Il canale per lo svuotamento della diga.

Autori della ricerca: Stefano Sergi, Paolo Sansari, Claudio Bozzini

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Archivio Museo della Memoria: MDM0374

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11 settembre 2021
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