Eros Bellinelli intervista lo xilografo Ubaldo Monico
Eros Bellinelli intervista lo xilografo Ubaldo Monico
Ubaldo Monico nacque a Dongio nel 1912. La prematura scomparsa del padre, nel 1918, rese difficili le condizioni economiche della famiglia che contava sei figli. Monico entrò nel mondo dell’arte come autodidatta, avvalendosi per la xilografia della guida di Ettore Cozzani, direttore della rivista italiana «L’Eroica», impegnata in modo particolare nel rilancio dell’arte dell’incisione su legno. Sono documentati contatti con gli xilografi ticinesi Giovanni Bianconi e, soprattutto, Aldo Patocchi, al quale non poté non guardare il Monico degli inizi.
Insegnante per lunghi anni nei vari gradi di scuola (dalle elementari, alle maggiori, al ginnasio – dove insegnò anche italiano – fino alla Scuola Superiore di Lugano-Trevano, dove fu docente di cultura generale), Monico completò la sua formazione con studi in Lettere all’Università di Friburgo.
Nel 1983, Ubaldo Monico morì nel suo villaggio d’origine, dal quale non si era mai staccato pur abitando per circa vent’anni a Lugano. Monico fu anche scrittore, esercitò la critica d’arte e nella sua collaborazione a diversi periodici ticinesi, e si distinse pure per interventi di vibrante impegno civile, in particolare su temi legati alla protezione del paesaggio.
Presso Villa dei Cedri c’è un prezioso Fondo Ubaldo Monico. Maria Will è l’autrice della voce dedicata a Ublado Monico leggibile in «SIKART Dizionario sull’arte in Svizzera».
Questa intervista di Eros Bellinelli a Ubaldo Monico andò in onda il 24 febbraio 1955. Fa parte di un ciclo d’interviste complessivamente intitolato «Arte Svizzero-italiana» andato in onda tra il 1954 e il 1955. All’inizio dell’intervista, Bellinelli ricorda due mostre di Monico: l’esposizione a Friborgo del 1946-47 e quella recente di Lugano con Stefanutti, Magnolato e Weisshauer. Quindi, l’artista descrive la sua formazione e la sua attività: autodidatta, inizia come pittore, insegna a Faido e — isolato dal mondo artistico —, dopo i primi tentativi nel campo dell’incisione (su legno e metallo) a furia di incidere impara la tecnica del bianco e nero. A 20 anni si associa alla rivista «L’Eroica» di Milano con cui collabora. Tiene contatti con Ettore Cozzani. Tornato di recente alla pittura, guarda ancora favorevolmente al periodo dell’Impressionismo. Spiega come concilia insegnamento e l’attività di artista, quali sono stati gli influssi culturali e la sua passione per l’assiduo lavoro.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.