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Mestieri scomparsi o in via di estinzione

1970
Diversi Autori
Atte-Museo della Memoria

Sono tanti i mestieri di una volta che stanno scomparendo, sostituiti da nuove tecnologie. Qualcuno rimane ancora quale testimonio del nostro passato e delle fatiche dei nostri padri e dei nostri nonni. Tanti mestieri, tipici del mondo rurale di un tempo non tanto lontano, non sono più esercitati e sono scomparsi. Altri sopravvivono a stento, travolti dall’avvento delle tecnologie moderne che permettono di fabbricare più facilmente a costi più contenuti alcuni prodotti, mentre altri sono stati soppiantati nel loro uso da altri più consoni alle nostre attuali esigenze.

Voglio riportare alla memoria alcuni di quelli che ho avuto modo di conoscere nella mia fanciullezza e che sono stati “immortalati” ne Il Biaschese.

Il magnano o stagnino (ol magnágn). Per noi Biaschesi <ol Magnan> era Giovanni Vetti (1877-1955). Giunto a Biasca giovanissimo, proveniente dalla Valtellina, si era stabilito con la famiglia in uno stabile a monte della chiesa San Carlo. Quasi sempre vestito di nero, baffetti neri ondulati, in bocca l’inseparabile pipa era un richiamo per i bambini della zona, incuriosisti dalla sua abilità nel rappezzare e stagnare paioli, conche e pentole di ogni sorta.

Il carradore (carádou) Agli inizi del secolo scorso, il mezzo di trasporto più usato era costituito dal carro trainato a mano oppure da animali.

Il carradore era colui che costruiva e riparava i carri. La costruzione e la manutenzione di questi carri richiedeva una conoscenza non solo del legno, ma anche del ferro con cui si costruivano i cerchioni delle ruote, del movimento del freno e dell’articolazione del timone.

Esistevano tre tipi di carri: il calesse, usato per le passeggiate delle persone benestanti, il carro da lavoro che serviva per i lavori agricoli e il carro da trasporto con cui lavorava il carrettiere, il quale si faceva pagare in base alla merce trasportata. Ai lati del carro erano montate le sponde di differenti altezze a seconda della merce da trasportare.

Il carrettiere era il guidatore del carro. Per facilitare il movimento dei carri e diminuire l’attrito delle ruote sul piano stradale, c’erano due guide di pietra disposte per il lungo delle strade, con l’acciottolato al centro ed ai lati delle guide (la cará = la carreggiata).

Il buon carrettiere conosceva bene il suo cavallo il quale, a modo suo, conosceva le abitudini e le debolezze del suo padrone. Infatti, davanti a certe osterie, la bestia si fermava per un piccolo riposo mentre il carrettiere prendeva il suo tazzin di vino. Al ritorno se il padrone aveva bevuto più del solito e si addormentava sul carro non c’era nessun problema: il cavallo andava direttamente in stalla.

Il maniscalco era l’artigiano che esercitava la ferratura dei cavalli, dei muli e degli asini. La sua abilità si sovrapponeva a quella del fabbro (farèi) perché i ferri venivano forgiati al momento e su misura, secondo la necessità.

Il sellaio costruiva non solo le selle per i cavalli ma anche i finimenti per collegare l’animale al carro, il sellino, tutte le cinghie e corregge

Il cestaio, canestrai (ol cavagnatt). Questo lavoro veniva praticato soprattutto nel periodo invernale, in cui ci si riposava dalle fatiche dei campi. La lavorazione delle ceste e delle gerle richiedeva una lavorazione particolare e a praticare questa attività sono ormai rimasti solamente alcuni contadini anziani e qualche artigiano.

Il calzolaio o ciabattino (Ol sciévétign). Era un mestiere indispensabile perché il costo delle scarpe era troppo alto e queste venivano riparate e risuolate più volte. Per non consumare velocemente punte e tacchi si usava applicare in quei punti dei ferretti. Chi poteva permetterselo ordinava delle scarpe su misura.

Desidero riportare prossimamente alla memoria altri mestieri per non dimenticare quelle persone che tanto hanno fatto per farci vivere bene in quei tempi ormai lontani e perché sono certa che tanti giovani non sanno nemmeno che sono esistiti. E chissà che qualche giovane riesca a capire come possa essere gratificante conoscere un mestiere e creare oggetti, partendo da materiali naturali, unicamente con l’uso delle proprie mani. Nell’era dell’usa e getta, della plastica, dell’elettronica sembra che i prodotti artigianali godano sempre più di grande pregio.

Antichi mestieri arrotino, cantastorie, stagnino, suonatori ambulanti, carbonaio, cordaio, sarto, cocchiere, lattaio, lavandaia, vasaio, bottaio, facchino, zoccolaio, selciaio, spazzacamino, ombrellaio, filatrice, materassaio, postino, ufficio informazioni numero 113….e tanti altri ancora.

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Archivio Museo della Memoria: MDM0262

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14 gennaio 2021
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