«Fondamenta»: quando Internet era ancora lontana dal Ticino
«Fondamenta»: quando Internet era ancora lontana dal Ticino
José Saramago, Claudio Magris, Predrag Matvejević e Paolo Zellini furono tra gli scrittori e gli intellettuali che fecero parte del comitato scientifico di «Fondamenta», il progetto di «laboratorio permanente» ideato da Daniele Del Giudice che, a patire dal 1999, fece di Venezia «la città dei lettori».
Non un premio letterario, neppure un festival, bensì una serie di «comunità di lettori» sparse in varie città: Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Roma, Napoli, Palermo, Parigi, Londra, New York.
Il comitato scientifico aveva il compito di scegliere un tema ogni anno, e quattro o cinque libri di recente pubblicazione affini al tema, che avrebbero costituito la Biblioteca di Fondamenta. Il progetto culturale ebbe luogo negli anni in cui Massimo Cacciari fu sindaco di Venezia.
[«l’Unità», domenica 14 marzo 1999]
«Futuro necessario» fu il tema della prima edizione di «Fondamenta», che culminò in una serie d’incontri pubblici svoltisi dal 3 al 6 giugno a Venezia. Mancavano pochi mesi all’inizio del nuovo millennio e al comitato scientifico parve necessario riflettere su una dimensione che, in quegli anni, stava conoscendo un rapido sviluppo e che richiedeva un approccio non solo di tipo tecnico. A questo scopo, due dei primi quattro libri che andarono a costituire la Biblioteca di Fondamenta furono «Lo stile del web» di Franco Carlini, pubblicato da Einaudi nel 1999 e il mio «Internet. Memoria e oblio» [tinyurl.com/DeCarli-Internet], pubblicato da Bollati Boringhieri nel 1997.
Carlini fu per me un amico dal quale imparai tante cose. Ricercatore del CNR presso l’Istituto di Cibernetica e Biofisica prima di diventare giornalista e saggista, Carlini – che dirigeva l’inserto Chips & Salsa del quotidiano «Il Manifesto» – m’insegnò ad osservare come già allora Internet (lui diceva: «l’Internet») stava profondamente trasformando i rapporti sociali.
I nostri libri scelti per la Biblioteca di Fondamenta furono i primi in lingua italiana a studiare lo sviluppo di Internet da una prospettiva di storia della cultura: Carlini riflettendo il rapporto tra parole e immagini, io – influenzato dalla narratologia – prefigurando la trasformazione delle nostre soggettività in entità testuali. Carlini vedeva il web come uno nuovo strumento di comunicazione; a me pareva già una sfera dell’esistente composta di segni, che avrebbe consegnato una soggettività nuova a ciascuno di noi – a mano a mano che si sarebbe prolungata la nostra permanenza online.
Mentre in Italia tutti i quotidiani nazionali recensirono «Internet. Memoria e oblio», rapidamente entrato nelle bibliografie di numerosi corsi universitari, in Ticino il saggio passò pressoché inosservato. Le sole eccezioni furono una recensione su «Azione» di Giovanni Orelli, e una di Gianni Gentile su «Cooperazione». Neppure l’allora RTSI prestò attenzione ad un saggio che, nel frattempo, era già stato recensito sui settimanali «Panorama» e «L’Espresso», sicché non fu quindi un caso che a portare Franco Carlini ed io in televisione fu la RAI.
Andata in onda su Rai Tre nei primi mesi del 1998 nel programma di Italo Moscati «Tema», questo documento video riproduce la puntata intitolata: «Internet: le meraviglie in rete?».
Molto interessante. Grazie Lorenzo per questa testimonianza.