I macchiaioli a Villa Ciani nel 1979
I macchiaioli a Villa Ciani nel 1979
A Villa Ciani, dal 17 marzo al 17 giugno 1979, si tenne un’importante mostra intitolata I macchiaioli: pittori toscani del secondo Ottocento. Tutti i quotidiani della Svizzera italiana ne parlarono e numerose furono le scolaresche in visita.
Tra i contributi dell’allora TSI si distinse questa puntata del programma televisivo «Segni», che andò in onda il 6 giugno, realizzato dal regista Massimo Mida su testo di Dario Durbé.
Alle pagine 6-8 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 2 all’8 giugno 1979, si presentava il servizio con queste parole:
«Venne il ‘59… e del ‘59 fu una rivoluzione di redenzione patria, e di Arte e sorsero i Macchiaioli. Era questa una nuova ricerca di verismo il quale si è andato presentemente svolgendo che rende la realtà della vera impressione del vero»: così G. Fattori definisce il movimento di pittori toscani, di cui egli fu tra i massimi rappresentanti. Tuttavia il movimento ha un’origine più lontana, prima di tutto in quelle discussioni al Caffè Michelangelo che, iniziate nel 1855, si esaurirono nel 1867. Il credo degli artisti del Caffè era che «l’arte, oggidì, quanto è più vera e individuale, tanto più sia in progresso» (Martelli). E questo asserto partiva da due principi: rompere con il concetto accademico della scelta dei soggetti e fare un’arte informata alla nuova realtà nazionale. Gli incontri dei principali pittori italiani al Caffè Michelangelo e il viaggio a Parigi, per vedere I’Esposizione Universale del 1855, di Saverio Altamura e Serafino De Tivoli, che riportarono in Italia le “scoperte” naturalistiche della scuola di Barbizon, sollecitarono l’arte dei Macchiaioli, i quali, seguendo l’innovazione francese del «ton gris», cioè del tono generale unificatore, adoperarono lo specchio nero per applicare il chiaroscuro realista già in uso in Francia.
La scuola di Barbizon e l’impulso antiaccademico furono le due molle che dettero avvio al movimento macchiaiolo, che prese corpo con la coscienza nazionale formatasi dopo i fatti, infelici ma fecondi, del 1848. Il movimento si affermò definitivamente nell’Esposizione Nazionale a Firenze nel 1865. La “macchia” era ormai, nel gruppo, una conquista generalizzata di libertà coloristica e di visione spontanea della natura, attraverso una tecnica abbreviata, diretta, che coglieva il senso più che l’apparenza delle cose. Tuttavia la debolezza culturale del movimento portò, dopo il 1870, a una lenta crisi: talvolta la bella spontaneità degli inizi diventava mestiere e ripetizione. Mentre resistevano le forti individualità dei “maestri” — in specie Fattori, Lega e Signorini — la seconda generazione (i Gioii, Cannicci, Ferroni, i fratelli Tommasi, Ciani, Nomellini, Bartolena) cercava di sviluppare la tradizione macchiaiola fino alle soglie del nostro secolo.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.