Thyssen-Bornemisza: storia di una collezione d’arte
Thyssen-Bornemisza: storia di una collezione d’arte
Girato a Lugano e a Londra, Enzo Pelli e Mirto Storni sono gli autori di questo servizio andato in onda il 7 dicembre 1982 nel programma televisivo «Orsa maggiore». Descrive la storia della collezione Thyssen-Bornemisza a Villa Favorita (fino al 1988) e offre un incontro con il barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza presso il castello di Daylesford (nelle vicinanze di Londra). La collezione Thyssen-Bornemisza — oggi a Madrid, a palazzo di Villahermosa, a pochi passi dal museo del Prado — è una delle collezioni più importanti del mondo, con opere che spaziano dall’arte rinascimentale a quella contemporanea.
Gli intervistati sono: Hans Heinrich Thyssen Bornemisza; Simon Levie, direttore del Rijksmuseum di Amsterdam; John Carter Brown, direttore della National Gallery di Washington; Rudolf Heinemann, storico dell’arte; Siviero Rodolfo, ministro del governo italiano; Alexander Berkes, ex conservatore della collezione Thyssen Bornemisza; Marco Grassi, restauratore; Simon De Pury, conservatore della collezione Thyssen Bornemisza.
A pagina 6 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 4 al 10 dicembre 1982 si leggeva la presentazione del documentario di Enzo Pelli e Mirto Storni:
Se nel 1929 i comunisti non avessero preso il potere in Ungheria — per breve tempo, del resto — forse la collezione Thyssen-Bornemisza oggi non ci sarebbe. Heinrich Thyssen-Bornemisza, barone e figlio di un magnate tedesco dell’industria, fu condannato a morte dal governo di Bela Kun, come latifondista, e per salvare la pelle dovette fuggire all’estero. Fino allora, il germe del collezionismo non l’aveva ancora colpito, lo interessavano maggiormente la gestione agricola delle proprie terre e, forse, la vita dell’ambiente aristocratico della nobiltà austro-ungarica: suo suocero, infatti, era ciambellano alla corte di Budapest. Riparato in Olanda, divenuto un finanziere, improvvisamente e chissà per quale motivo cominciò ad acquistare quadri. I suoi mezzi considerevoli gli permisero di guardare subito molto in alto, così che in pochi anni, riuscì a raccogliere senza rumore una collezione pregevolissima di dipinti europei daI ‘300 al ‘700. Esposti a Monaco nel 1930, i suoi Hals, Tiziano, Van der Weyden e molti altri suscitarono la sorpresa, l’ammirazione e l’interesse generale. In quel decennio, poi, approfittando della sua fortuna finanziaria, sempre solida mentire nel mondo imperversava la crisi economica, il barone riuscì ad arricchire ancora la collezione, con opere di importanza eccezionale — Ghirlandaio, Carpaccio, Holbein, van Eyck, Caravaggio, Dürer, per non citare che qualche nome. Per dar loro una sistemazione adeguata acquistò anche una sontuosa proprietà a CastagnoIa, la Villa Favorita, e vi fece costruire una galleria, che ancora oggi ospita la collezione. Nell 1947, Heinrich Thyssen muore. Il figlio minore, l’attuale barone Hans-Heinrich Thyssen-Bornemisza dovette assumersi il compito di ricomporre la collezione, riacquistando al fratello e alle sorelle i quadri spartiti in eredità. Anch’egli, fino allora, non aveva dimostrato alcuna, inclinazione per il collezionismo. Ma collezionare è un vizio che può colpirei in molti modi: l’attuale barone ne fu contagiato proprio riacquistando i quadri del padre pel r ricostruire la raccolta originale, che decise di aprire al pubblico a partire dal 1949. Da allora le sue acquisizioni si sono succedute a ritmo sempre più veloce, dapprima entro i limiti cronologici fissati dal padre (dal ‘300 al ‘700, come già detto), poi sconfinando sempre più verso l’epoca contemporanea e nel campo degli oggetti d’arte (di qualche tempo fa l’acquisto di una zuppiera in argento massiccio per un milione di franchi…). Lasciato il Ticino per motivi fiscali, trasferitosi a Montecarlo e poi in Inghilterra, Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza ha aggiunto un altro gioiello alla sua collezione: la casa di campagna (in effetti, un castello) di Daylesford, vicino a Oxford, costruita alla fine del ‘700 per il viceré del Bengala. Il ritmo intenso degli acquisti non ha intaccato finora la qualità della collezione, che conta oggi oltre un migliaio di quadri di grandissimo valore, parte (quelli antichi) esposti alla Villa Favorita, parte a Daylesford e in altre residenze del barone, parte (quelli moderni) sempre in viaggio, da un’esposizione all’altra, nel mondo. Del valore della raccolta, delle peripezie e degli aneddoti che hanno caratterizzato il suo formarsi, delle vicende storiche che hanno coinciso con momenti particolari della vita della famiglia Thyssen e della collezione tratterà il documentario di martedì sera, che si avvale in primo luogo della testimonianza diretta del protagonista, il barone Thyssen-Bornemisza. e poi dei contributi di personalità prestigiose, tra le quali i direttori del Rijksmuseum di Amsterdam e della National Gallery di Washington. Una particolare cura è stata dedicata alla scelta delle opere analizzate: si è deciso di non presentarne troppe, e frettolosamente, ma di limitarsi a una ventina di esempi filmati con grande attenzione e accompagnati da una scelta musicale molto accurata. Ai quadri si è cercato di alternare momenti di respiro e momenti di maggior ritmo, con documenti storici, ricostruzioni, immagini della Villa Favorita e di Daylesford, vecchi filmati.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.