ADA E GIACOMO FERRARI
Foto di matrimonio della mia madrina Ada Realini e di suo marito Giacomo Ferrari. Sono satati per mé una seconda famiglia. Ho passato con loro una buona parte della mia infanzia, prima a Gerra e poi a Vairano. Risento verso di loro un infinita riconoscenza per tutto il bene ricevuto.
Giacomo
Giacomo era nativo della vicina Italia, veniva dalla valle Cannobina. Un paesino sperso che si raggiungeva solo a piedi. Come in molti paesi ticinesi si praticava un agricoltura di soppravivenza, l’orto, qualche capra, galline e conigli, una mucca per i più fortunati. Quando a volte accennava alla sua infanzia, restavo stupita, delle condizioni di vita che evocava. D’estate la vita sui monti con le capre, o a falciare quei pochi fili d’erba che crescevano sui pendii pericolanti, con poco e niente de mangiare, la polenta, mattina mezzogiorno e sera; e l’inverno giù nelle regioni del Milanese nolleggiati come tanti altri ragazzi a fare lo spazzacamino, per racimolare qualche soldo per la soppravivenza. Come per molti altri, un minimo di scuola, senza mestiere, non c’era tanto da scegliere, é diventato operaio sui cantieri, e nelle cave, ed é lì che ha avuto un grave incidente che gli ha lasciato una gamba storta. Malgrado quaesto infortunio ha sempre lavorato anche se a volte doveva fare lunghi tragitti a piedi perché non aveva un veicolo.
Così faceva da quando ha trovato un lavoro a Vairano come operaio agricolo. Saliva tutte le mattine a piedi da Gerra a Vairano dal sentiero e riscendeva soltanto alla sera. Per il pasto si contetava di un pranzo al sacco che prendeva con sé. Dopo qualche anno c’é stata una possibilità di traslocco e si sono trasferiti a Vairano.
Ada
Ada era la mia madrina di battesimo, aveva già quasi 30 anni quando si é sposata, malgrado molti tentativi e preghiere non ha potuto avere dei figli. Forse per questo mi ha sempre tenuta un pò come una figlia. Ada nata nel 1908 era nativa di Gerra, la sua famiglia paterna Realini, ha tenuto tanti anni un commercio, bottega e ristorante. Da giovane aveva imparato il mestiere di sarta, ma come molte donne, é rimasta nella casa paterna fino a ché si é sposata. Dopo che i suoi fratelli e sorella si sono sposati e sono partiti, é rimasta da sola con i genitori. Il lavoro di certo non mancava, aiutare nei due commerci, accudire la casa e aiutare la mamma che si faceva anziana. Con piacere evocava per mé i ricordi del passato, la sua infanzia e gioventù in famiglia a Gerra, i suoi fratelli e sorella Rosina che gli é mancata tanto quando si é sposata ed é partita per l’America con suo marito. Evocava anche lei come il Giacomo i soggiorni sui monti, la vita aspra, dura certo, ma evocava anche con tenerezza le cugine e la sua madrina Assunta, con cui andavano su ai monti. Le loro risate, i loro lavori, i loro canti che facevano passare le fatiche.
I loro ricordi, le loro evocazioni di un mondo scomparso, hanno nutrito il mio interesse per la storia, le storie della gente, ciò che per ciascuno dà gusto e colore alla vita.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.