Dai rintocchi di “genere” alle finestrelle per l’anima
Breve viaggio novembrino alla scoperta di alcuni riti funebri della nostra tradizione.
(…). Dapprima l’annuncio della morte che avveniva attraverso il suono delle campane, “i bott”. Ogni paese aveva il suo protocollo, che in parte è sopravissuto nonostante l’elettrificazione. A Golino si può ancora capire dal suono della campana se si tratta di un uomo che è spirato (9 rintocchi) o di una donna (7 rintocchi). Nei nostri paesi si suonava “a festa” per la morte di un bambino (l’“allegria”) perché si diceva che un “angioletto” era andato in cielo. In questo caso la bara era di colore bianco.
Importante nell’elaborazione del lutto il ricordo del defunto nel giorno settimo e trentesimo con le celebrazioni di Messe in suffragio. Queste tappe erano legate agli stadi della decomposizione del corpo, soprattutto in un tempo in cui la cremazione era riservata solo a chi manifestava la propria contrarietà alla fede cristiana. (…)
Nelle case di Bosco Gurin (come in altri villaggi Walser) vi era una finestrella che veniva aperta solo per lasciar uscire l’anima dei morti.
Leggi l’articolo completo di Donato Brianza su LaRivista cliccando qua.
Vai al dossier “LaRivista” cliccando qua.
Vai al dossier LIBRI e ARTICOLI - Museo della Memoria cliccando qua.
Archivio Museo della Memoria: MDM0699
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.