Storie di bucato e lavatoi
L'articolo, a cura di Danilo Mazzarello, è apparso nel dicembre 2018 su La Turrita.
Fino a pochi decenni fa il bucato era un lavoro domestico che richiedeva un enorme dispendio di tempo e di energie.
Le abitazioni con uno spazio adeguato per lavare erano poche, perciò il bucato era generalmente fatto nei lavatoi o sulle sponde dei fiumi e dei laghi. L’impegno e la fatica richiesti traspaiono da un detto popolare diffuso in ogni distretto del Cantone: tochée minga i dònn quand i è dré a fa bügada.
Il bucato poteva essere grande (ra bügada mastra, Aquila) o piccolo. Il primo era un’operazione lunga, che richiedeva condizioni climatiche favorevoli. In genere era fatto due volte l’anno, tra maggio e giugno e tra ottobre e novembre.
La biancheria personale e i panni di uso frequente erano lavati ogni settimana nel bucato piccolo, el bugadín. In genere chi aveva un corredo modesto doveva lavare ogni sabato; di qui il detto sabat dela puvaréta, végn sciá l suu a fagh sügà la camiséta (sabato della poveretta, arriva il sole ad asciugarle l’unica camicetta che, appena asciutta, doveva essere indossata di nuovo). Il bucato si articolava in quattro fasi principali con alcune varianti che dipendevano dal luogo e dal tempo: l’ammollo, il lavaggio con il ranno, il risciacquo e l’asciugatura. (…)
Autore articolo: Danilo Mazzarello
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Archivio Museo della Memoria: MDM0422
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.