Museo doganale svizzero nel 1952 (3/7) – Cucina
Museo doganale svizzero nel 1952 (3/7) – Cucina
“Senza sussistenza non si sta in piedi” dice un vecchio adagio in voga fra i militi e sicuramente anche fra le guardie di confine che spesso si sobbarcavano lunghe marce in montagna per sorvegliare la lunga e frastagliata frontiera. Ecco quindi la vecchia cucina del posto di guardia. Oltre a quella che sembra essere una polenta sul suo tagliere con accanto un grosso boccalino e i “tazzin” tipicamente ticinesi, tutta la batteria da cucina probabilmente in rame appesa alla parete, la credenza con altri recipienti, il camino con un paiolo, mortaio, macinino da caffè e una chitarra, perché nelle ore libere, passate lontano dalla “civiltà”, ci si doveva pur svagare un poco. E non manca il manichino seduto al focolare!
Contesto:
Alle Cantine di Gandria, raggiungibili solo in battello o a piedi, sorge il Museo Doganale Svizzero (a volte impropriamente designato quale museo del contrabbando o dei contrabbandieri). Il museo è situato in un edificio costruito nel 1903 che originariamente era un posto doganale di confine -che dista solo 300 metri e che fu in funzione fino al 1993. Alcuni locali però rimasero inutilizzati, e così l’ufficiale ticinese Angelo Gianola pensò di adibirli a museo. L’apertura avvenne nel 1949. Negli anni’70 il museo è stato rielaborato e rimodernato in collaborazione col Museo nazionale, ed è stato riaperto al pubblico nel 1978. Dopo la chiusura del posto di confine nel 1993, tutto l’edificio è stato adibito a museo, museo aperto solitamente circa da aprile a metà ottobre (dipende dagli orari della linea di navigazione sul Ceresio) da martedì a domenica 12:00-17:00. L’entrata è libera.
Le foto del fotografo Christain Schiefer di Lugano-Paradiso, spentosi ultracentenario nel 1998, come quella pubblicata qui sopra, sono del 1952 e quindi scattate 3 anni dopo l’apertura. Esse mostrano quindi le esposizioni originali col materiale raccolto da Gianola quindi il museo com’era alle origini.
Immagine successiva:
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.