Gino Macconi "Uomo natura", pastello, 86,5 x 66,5 cm Balerna, Collezione d’arte del Comune
Gino Macconi "Uomo natura", pastello, 86,5 x 66,5 cm Balerna, Collezione d’arte del Comune
Gino Macconi (1928 - 1999)
Pittore, gallerista e promotore culturale, Gino Macconi, nato a Intra (Verbania) nel 1928, è stato una figura dall’ingegno multiforme. In seguito al trasferimento dei genitori Giovanni e Giannina Macconi a Mendrisio, Gino frequenta le scuole dell’obbligo nel borgo. Talento precoce, nel 1942 entra all’ Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e completa gli studi alla Carrara di Bergamo. Partecipa attivamente alle attività culturali della regione, frequenta i pittori Gonzato, Bolzani ed Emery, lo scultore Selmoni, il fotografo Gino Pedroli, gli artisti basilesi venuti da Oltre Gottardo.
Innumerevoli sono le attività di cui Macconi, nel corso degli anni, si è occupato. Citiamo le principali, partendo dalla Galleria Nord Sud di Lugano, diretta dal 1962 al 1965, alla Mosaico di Chiasso, inaugurata nel 1966, che per oltre trent’anni è stata un punto di riferimento importante per gli artisti ticinesi e lombardi. Autore di programmi radiofonici e televisivi, fondatore del Museo della civiltà contadina di Stabio e membro della commissione del Museo d’arte di Mendrisio, di cui cura il progetto per l’ordinamento, Macconi è stato anche autore di diverse pubblicazioni dedicate alla regione (Il Mio Mendrisiotto, Cartoline dal distretto, Testimoni sulle colline), senza mai dimenticare il suo primo amore, quello per la pittura.
La Collezione d’arte del Comune di Balerna annovera due pastelli di Gino Macconi. L’opera Uomo Natura, datata 1985, presenta una figura immersa in un paesaggio rigoglioso. L’uomo ha una presenza definita, scultorea, che contrasta con una vegetazione fluttuante e rigogliosa. Le pennellate, date con tratti energici ed automatici, vedono le superfici vibrare di colore. Quest’opera rappresenta la summa della poetica di Macconi, che amava raccontare l’uomo nel suo bisogno essenziale di ritorno alla natura. Una sorta di resistenza romantica contro i mutamenti, le deturpazioni del territorio, di quelle colline del Mendrisiotto tanto amate che stavano scomparendo sotto la furia edificatoria delle ruspe. Un legame, in realtà, che affonda le radici nella gioventù dell’artista, quando usciva con tele e colori a dipingere nel bosco, e che rimane come un basso continuo a far da sottofondo a molte opere della sua produzione. Del suo importante lascito, comprendente lavori suoi e di altri artisti, la biblioteca e l’archivio, si occupa la Fondazione Gianna e Gino Macconi, con sede a Mendrisio.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.