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Museo doganale svizzero nel 1952 (5/7)  –  Sala del Contrabbando

Museo doganale svizzero nel 1952 (5/7)  –  Sala del Contrabbando

1952
Christian Schiefer, Lugano-Paradiso
Archivio Brunetto Vivalda, Mesocco

Nella sala del contrabbando, o dei bracconaggio si trovavano, immagino armi e oggetti sequestrati a contrabbandieri e bracconieri. Difficile dire cosa sia tutto il materiale esposto. Delle valigie forse a doppio fondo, dei bariletti con merce di contrabbando, una bricolla, diversi quadri che probabilmente documentano azioni di successo delle guardie di confine e un modellino di sommergibile per il contrabbando, sequestrato nel 1948 davanti a Poro Ceresio e che funzionava….a pedali! Un modello in scala 1:1 era nel giardino di fronte al museo. Forse c’è ancora essendo il “pezzo forte” della collezione. L’immancabile manichino stavolta è vestito da bracconiere.

Contesto:
Alle Cantine di Gandria, raggiungibili solo in battello o a piedi, sorge il Museo Doganale Svizzero (a volte impropriamente designato quale museo del contrabbando o dei contrabbandieri). Il museo è situato in un edificio costruito nel 1903 che originariamente era un posto doganale di confine -che dista solo 300 metri e che fu in funzione fino al 1993. Alcuni locali però rimasero inutilizzati, e così l’ufficiale ticinese Angelo Gianola pensò di adibirli a museo. L’apertura avvenne nel 1949. Negli anni’70 il museo è stato rielaborato e rimodernato in collaborazione col Museo nazionale, ed è stato riaperto al pubblico nel 1978. Dopo la chiusura del posto di confine nel 1993, tutto l’edificio è stato adibito a museo, museo aperto solitamente circa da aprile a metà ottobre (dipende dagli orari della linea di navigazione sul Ceresio) da martedì a domenica 12:00-17:00. L’entrata è libera.

Le foto del fotografo Christain Schiefer di Lugano-Paradiso, spentosi ultracentenario nel 1998, come quella pubblicata qui sopra, sono del 1952 e quindi scattate 3 anni dopo l’apertura. Esse mostrano quindi le esposizioni originali col materiale raccolto da Gianola quindi il museo com’era alle origini.

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Claudio Abächerli
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8 ottobre 2024
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