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Fernando Lardelli al lavoro alla scuola di Brusio

1 luglio 1963
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Nel programma televisivo «Tavolozza» curato da Sergio Genni e Aldo Patocchi, il primo luglio 1963, l’allora TSI mandò in onda questo servizio di Albo Patocchi girato a Brusio da Ugo Nespolo. È dedicato all’affresco che, in quei giorni, il pittore poschiavino Fernando Lardelli stava eseguendo nell’edificio scolastico del paese.

Nato a Poschiavo il 10 settembre 1911 e morto a Lugano il 3 gennaio 1986, pittore, Fernardo Lardelli è stato autore di mosaici, di affreschi, di disegni, di vetrate nonché di illustrazioni. Il Museo Casa Console di Poschiavo conserva un Fondo del pittore, il quale si formò a Ginevra, a Parigi e a Firenze. Poschiavo gli dedicò una mostra tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Dal pieghevole di presentazione della mostra, trascriviamo alcuni paragrafi dell’estesa nota biografica:

«Fernando Lardelli nacque nel 1911 a Poschiavo da famiglia patrizia, con ascendenti emigrati in Spagna, Francia e Inghilterra (Granada, Vigo, Mézières, Weymouth). Dopo aver frequentato la scuola cantonale a Coira, dove ebbe come insegnante anche A. M. Zendralli, fondatore della Pro Grigioni Italiano, dal 1929 al 1933 studiò all’École des Beaux-Arts a Ginevra. Negli anni dal 1933 al 1935 soggiornò più volte a Parigi (Cité Universitaire-Fondation Suisse, Académie de la Grande Chaumière e atelier di André Lhote), quindi a Firenze dal 1935 al 1937; qui frequentò i corsi d’affresco di Felice Carena presso l’Accademia e divise il suo atelier con il mesolcinese Ponziano Togni. Tornato a Parigi, lavorò per Jean Lurçat con Vieira da Silva ed altri nel Pavillon de la Communication all’Esposizione mondiale del 1937. Rientrato in Svizzera all’inizio della Seconda guerra mondiale, prestò servizio militare all’Ospizio Bernina. Nel 1940 partì nuovamente per Parigi; assieme alla futura moglie Marcelle Mazelier, collaborò con Theo Schmied, editore di libri bibliofili. Dal 1943 al 1944 soggiornò in varie località della Francia e nel 1945 rientrò a Parigi e vi rimase fino al 1951.

L’anno seguente si stabilì in Ticino a Montagnola; qui lavorò e visse fino alla sua morte avvenuta nel 1986. Nei mesi estivi Lardelli fu spesso a Poschiavo, dove lavorava in un proprio atelier nella casa paterna, la stessa in cui nel Cinquecento era collocata la famosa tipografia di Dolfino Landolfi.

[…] Lardelli fu affascinato anche dal mondo della finzione e della rappresentazione scenica; nel 1948 intraprese un viaggio in Norvegia e in Inghilterra con il teatro di marionette di Jacques Chesnais. Il dipinto Arlecchino del 1951 rappresenta un singolare documento dell’amore di Lardelli per il suo unico figlio, morto nel 1985, e al contempo per la pittura francese: un omaggio sia a Cézanne come a Picasso, che pure si erano dedicati al tema.

[…] Negli anni 1950 e 1960 Lardelli si dedicò con grande impegno al mosaico. Qui si rivela la genuina espressione della sua personalità. I mosaici di Lardelli si situano quasi ad un passo sia dalla pittura, sia dal rilievo scultoreo, e hanno il loro fascino nella lapidare semplicità che sta nell’idea dell’immagine, nell’effetto decorativo, nelle reminiscenze dell’antichità classica e nei materiali di provenienza locale – ciottoli e pietre come il serpentino di Poschiavo e il marmo del Sassalbo, che di regola l’artista cercava personalmente per poi metterli in opera. Con contorni irregolari Lardelli rende visibili gli elementi della figurazione musiva, che non aumentano soltanto la leggibilità dell’immagine, ma, nel confronto di pietruzze e tessere piatte o arrotondate e nei loro ritmi e nei rispettivi contrasti cromatici, acquistano una vera e propria vita.»

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6 aprile 2021
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