Affreschi del vecchio Ospizio di Soazza 11/12 Scene della Passione – La Pietà
Affreschi del vecchio Ospizio di Soazza 11/12 Scene della Passione – La Pietà
L’ultimo affresco, che non si trova come gli altri sul muro che dà sul paese (est), ma su quello perpendicolare che dà verso la bassa valle (sud) è una classica “Pietà”: Cristo morto, deposto dalla croce, giace fra le braccia della Madonna. Alcuni personaggi completano la scena: dietro la Madonna una figura femminile dalla lunga capigliatura lascia pensare a Maria Maddalena. A destra una figura probabilmente maschile bacia i piedi di Gesù. A sinistra appaiono due santi (hanno infatti l’aureola) il primo, che bacia le mani a Cristo col saio dovrebbe essere San Francesco, a testimoniare la presenza del Cappuccini all’ospizio, mentre la Santa col manto viola dietro di lui non è identificabile da alcun attributo. Mi azzardo a fare un’ipotesi: se si è voluto dare un’impronta francescana al dipinto, allora potrebbe trattarsi di Santa Chiara d’Assisi. Dalle nubi guardano due angioletti dal volto sorridente che mal si addice alla tragicità della scena: starebbero meglio in una Natività o come amorini in un quadro profano. A sinistra sullo sfondo le tre croci sul calvario, ormai senza più i suppliziati, mantre a destra al centro appare una casa e il torrione di un castello, forse ad indicare Gerusalemme. Al disopra del dipinto una scritta “Qui transit per viam attendite et videte”. A sinistra del dipinto sul bordo della nicchia appena visibile, la firma dell’artista (vedi foto separata).
Contesto: Nella parte alta del paese di Soazza si trova il vecchio ospizio, un edificio cubico con campanile a vela e che fu gestito dai Francescani come testimoniano gli affreschi. L’artista è Francesco Antonio Giorgioli che li ha dipinti nel 1686. Essi sono stati restaurati da L. Bär nel 1951. All’interno del muro del giardino vi sono posti nelle nicchie delle scene della passione. Non si tratta però delle classiche 14 stazioni della Via Crucis, anche se alcune scene sono ovviamente le stesse.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.