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Gli angeli neri di San Filippo a Deira (Mesocco)

Gli angeli neri di San Filippo a Deira (Mesocco)

21 settembre 2021
Claudio Abächerli

A Deira, frazione di Mesocco situata su di un terrazzo sul lato sinistro della valle, un po’ lontano dal centro, si trova un piccolo oratorio dedicato a San Filippo Neri. Questo Santo, conosciuto anche come “Il Santo della gioia” e “Il giullare di Dio” visse tra il 1515 e il 1595. Egli radunò attorno a sé ragazzi di strada creando il primo “oratorio” nel senso di centro per la gioventù.

Sul soffitto sopra l’altare vi è un affresco raffigurante lo Spirito Santo in forma di colomba circondato da angioletti che sbucano dalle nubi. Gli angioletti però non hanno un bel colorito roseo, come ci si aspetterebbe, ma sono pressoché neri. E anche lo Spirito Santo ahimè ha più il colore di un merlo che di una colomba. Difficile immaginare che l’artista abbia voluto ritrarre angeli e colomba con toni molto scuri. E allora come spiegare la faccenda? Il motivo va cercato nella chimica. Fino all’inizio del XX secolo un pigmento bianco molto usato fu la biacca (carbonato basico di piombo), che aveva un ottimo potere coprente. Ma –a parte la sua tossicità – la biacca ha un’altra sgradevole proprietà. Coil' andare del tempo, la presenza di composti dello zolfo nell’aria come l’idrogeno solforato (provenienti dall’inquinamento atmosferico, specie dalla nafta e diesel) , trasforma lo strato esterno in solfuro di piombo, il quale –ahinoi – è bruno-nero, proprio il colore degli angioletti che vediamo qui.

Un aneddoto a questo riguardo, raccontatoci dal nostro professore di chimica del Liceo Franco Zschokke nel 1967, è il seguente. Quando nel 1904 fu costruito il palazzo degli studi di Lugano, nonostante la forte opposizione del docente di chimica, si volle imbiancare le aule e anche i laboratori appunto con la biacca. Ma siccome per le analisi pratiche di chimica si usava molto l’idrogeno solforato, in capo a pochi mesi le pareti dei laboratori divennero – l’avrete indovinato – nere e dovettero essere ridipinte con un colore non più al piombo.

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Claudio Abächerli
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