Il Piano della Stampa: il Cape Canaveral Ticinese (8/8) - La prova del propellente
Il Piano della Stampa: il Cape Canaveral Ticinese (8/8) - La prova del propellente
In questa foto vediamo una prova di combustione del propellente per i nostri missili. Il dosaggio delle quantità doveva essere molto preciso e la miscelazione accurata, ecco perché necessitavano le prove. Il carburante doveva bruciare tutto in un secondo o poco più, ma non così in fretta da far esplodere il razzo. Terminata la combustione nei primi metri di ascesa, il razzo proseguiva per inerzia raggiungendo i 2-300 metri. Non svelerò la formula della miscela propellente (dirò solo che era un propellente solido) per non indurre in tentazione nessuno, anche perché oggi si rischierebbe di finire in galera per tentato terrorismo. Ma allora tutto era più semplice, bastava entrare in una drogheria di Lugano e anche a un tredicenne davano tutto, compreso il salnitro per la polvere da sparo, un litro di acido solforico concentrato e ben altro… tempi passati! Oltre che per spingere i missili, la miscela si prestava bene alla fabbricazione di piccoli ordigni esplosivi collaudati al cimitero delle auto sempre al Piano della Stampa.
Contesto: Il lancio del primo uomo nello spazio, il cosmonauta russo Yuri Gagarin nell’aprile 1961, suscitò un’ondata di entusiasmo per i viaggi spaziali. Anche noi, allora allevi del ginnasio di Lugano, non volevamo essere da meno. Con scarsissimi mezzi finanziari (un paio di franchi in tasca…) ma molto ingegno ci eravamo proposti di progettare, costruire e naturalmente lanciare in alto dei modellini di razzo “fai da te”. Il problema era dove lanciare i nostri missili, in quanto non dovevano cadere in testa a nessuno (i primi erano privi di paracadute) e inoltre v’era il rischio che scoppiassero sulla rampa di lancio, cosa che succedeva!
Prima della costruzione del penitenziario cantonale, il Piano della Stampa era il luogo ideale: vasto, piatto, pressoché deserto con una vecchia cava di ghiaia abbandonata, il cimitero delle automobili del Vismara e molto più in fondo la centrale elettrica dei Massagno. Il luogo ideale per i nostri esperimenti, spesso coronati da successo ma non sempre. La rampa di lancio era un binario da tendine rubato in casa e fissato ad un bastone. In ogni caso i nostri razzi giungevano ad altitudini di qualche centinaio di metri. Ci fu anche un astronauta: un girino che però purtroppo non sopravvisse all’avventura. Noi invece siamo sopravvissuti, anche con un po’ di fortuna, visti i pericoli insiti nell’impresa.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.