Alla ricerca della nazione ladina. Una ricchezza da salvare
Alla ricerca della nazione ladina. Una ricchezza da salvare
Intitolato: «Una ricchezza da salvare», questo servizio di Giorgio Pecorini e Wladimir Tchertkoff andò in onda il 16 gennaio 1981 nel programma televisivo «Reporter». Girato in valli dei Grigioni, del Trentino e del Friuli, il servizio (secondo di una serie di tre complessivamente intitolati: «Alla ricerca della nazione ladina») è dedicato alla cultura tradizionale e l'architettura rurale nelle vallate e nei paesi di lingua ladina al di qua e al di là dell'arco alpino.
Gli intervistati sono Marco Fallet: Juventud, Müstair; Martin FLIRI: Ufficio Risanamento, Glorenza; Tita Giat: contadino, Penìa; Erich Demetz: Federazione Italiana Sport Invernali, Alto Adige; Maximilian Moroder: Ufficio tutela paesaggio; Nino Fasciati: sindaco di Bivio; Marco Lanz: abitante di Bivio; Giorgio Ferigo: abitante di Comeglians; Marino Zanier: Cooperativa Carmica del Turismo; Roberto Dambrosi: architetto; Lurinc Dentesan: sacerdote; Carl Willeit: Presidente Comunanza Ladina da Bulsan; Gilo Prugger: Union Ladins Dla Dolomites, Ortisei; Lois Craffonara: Istitut Ladin Micura de Rü, S. Martin de Tor.
A pagina 5 del settimanale «Teleradio7» in edicola per la settimana dal 10 al 16 gennaio 1981 si leggeva la presentazione dell’intero ciclo di tre puntate:
I ladini hanno costituito un tempo un unico popolo o sono sempre stati divisi in tre gruppi principali, geograficamente distinti l’uno dall’altro come sono attualmente?
La domanda, che ha sempre suscitato vive discussioni e alla quale gli storici danno risposte contrastanti, rimane tuttora aperta. Ma ha anche qualcosa di accademico in un momento in cui i ladini sono minacciati da una lenta, grave estinzione linguistica e culturale. Proprio per questo il tema affrontato dalla nostra Televisione, sotto il titolo «Alla ricerca della Nazione ladina», non entrerà nel merito della disquisizione storica, ma toccherà i problemi d’ordine politico, economico, culturale, sociale della sopravvivenza dei ladini, seriamente minacciata da influssi allogeni. Il servizio, curato da Gorgio Pecorini e Vladimir Tschertkoff, comprenderà due puntate, di cui una dedicata prevalentemente ai romanci del Canton Grigioni, l’altra ai ladini delle due zone italiane delle Dolomiti e del Friuli.
Due servizi distinti ma nel contempo complementari, in quanto affrontano un discorso unico, di carattere europeo. Essi andranno in onda, il primo nella rubrica «Argomenti» di mercoledì 14 gennaio, il secondo venerdì 16 gennaio nella rubrica «Reporter». I realizzatori hanno raccolto testimonianze, riflessioni, propositi che mettono a fuoco le caratteristiche e i problemi che accomunano oggi le tre minoranze ladine: i grigionesi di lingua ladina o romancia che sono 50’000; i ladini dolomitici che si aggirano attorno ai 45’000, di cui 15’000 residenti nel Sudtirolo, nella provincia di Bolzano, gli altri fra il Trentino e il Bellunese e i friulani che oscillano, secondo stime attendibili, fra i 500 e i 700 mila. Occorre sottolineare che i ladini stessi possono essere indotti, di fronte alla supremazia del gruppo etnico nel quale vivono, a rinunciare alla propria origine e alla propria lingua, ma rimarranno sempre fondamentalmente ladini, essendo i caratteri di questa etnia profondamente radicati nella sua gente.
Incominciano a farsi strada, purtroppo solo adesso, le proposte di armonizzazione formulate dagli esponenti di questa minoranza, in particolare per quanto riguarda uno sviluppo turistico equilibrato. La speculazione edilizia intesa a favorire il turismo, verificatasi in questi ultimi decenni in quelle zone, praticamente trasfigurandole, è la prova concreta di una scorretta politica edilizia. Non meno importanti sono le pressioni esercitate dai ladini sulle maggioranze di lingua tedesca e italiana, per incrementare le attività artigianali e migliorare lo sfruttamento agricolo della zona, attività queste che si prospettano positive, specialmente a lunga scadenza.
Il servizio della Radiotelevisione della Svizzera italiana affronta un problema estremamente attuale anche perché le autorità di Berna sono state sollecitate dalla Quarta Svizzera ad aumentare gli aiuti finanziari per avviare una politica di difesa e di promovimento di questa minoranza nel Canton Grigioni.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.