Remo Rossi cura una mostra al Castello Visconteo
Remo Rossi cura una mostra al Castello Visconteo
Girato a Locarno, questo servizio andò in onda nel «Telegiornale» il 19 settembre 1958. Ne è argomento una mostra di artigianato presso il Castello Visconteo curata dallo scultore Remo Rossi, di cui si sente la voce.
«SIKART Dizionario sull’arte in Svizzera» dedica a Remo Rossi – nato a Locarno il 27 settembre 1909 e morto a Berna il 30 dicembre 1982 – un ampio ritratto firmato da Maddalena Disch nel 1998. Ne riportiamo degli estratti, invitando alla lettura completa:
Figlio di un intagliatore di pietre, frequenta dapprima la Scuola di arti applicate a Lucerna (1925, da Joseph von Moos) e dal 1926 al 1931 l’Accademia di Brera (studi di anatomia; corsi di disegno con Gottardo Barbieri). A Milano studia però soprattutto presso lo scultore Ernesto Bazzaro. Tra il 1932 e il 1935 soggiorna prevalentemente a Parigi, dove è allievo di Paul Landowski all’Ecole nationale supérieure des beaux-arts e di Charles Despiau all’Académie scandinave. Nella capitale francese, pervasa dal clima dell’Ecole de Paris, Rossi si sistema nel quartiere popolare di rue d’Alésia; frequenta il vicino Dôme dove incontra tra gli altri Alberto Martini e Gino Severini. Rientrato definitivamente a Locarno nel 1936, avvia un’intensa attività che gli assicura una posizione di rilievo nel panorama culturale ticinese. […] Nel 1943 sposa Bianca Bernasconi; nel 1944 nasce il figlio Giancarlo. Dal 1950 al 1972 viaggi di studio in Europa, Russia e paesi del Mediterraneo. Nel 1959, ai Saleggi di Locarno, crea attorno al proprio atelier una serie di altri studi nei quali soggiornano Jean Arp, Fritz Glarner, Hans Richter, Italo Valenti e altri. Nel 1965 è tra gli iniziatori del Museo d’arte contemporanea di Locarno allestito nel Castello visconteo, di cui diviene conservatore.
Sull’arco di un cinquantennio il realismo della scultura di Remo Rossi si manifesta in tre principali modalità stilistiche. Negli anni ‘30 e ‘40 prevalgono nudi femminili e ritratti improntati prevalentemente alla tradizione classica conosciuta a Parigi: Charles Despiau e Aristide Maillol sono i riferimenti principali per i volumi pieni e le espressioni pacate delle figure in bronzo o pietra. Da Emile-Antoine Bourdelle e da Auguste Rodin Rossi riprende il contrasto tra forma viva e forma sublime. Nel decennio successivo le levigate definizioni formali si fanno più incisive; una progressiva stilizzazione rende le figure, prevalentemente bronzee, più scarne e spersonalizzate. […]
I temi spaziano dai soggetti biblici e allegorici ad animali e acrobati. Caratteristico di questo periodo è il grande Pegaso realizzato per la facciata del Palazzo governativo a Bellinzona (1958), accanto ai numerosi galli, alle capre, ai tori e ai gatti coevi. […]
Dalla quiete delle sculture classiche iniziali alla tensione delle figurazioni successive, Rossi manifesta anzitutto un elogio del mestiere. La sua intensa produzione è contraddistinta da un’imperterrita ricerca e da un continuo approfondimento espressivo. Gli stili che coabitano nel suo operato, sviluppati tramite l’assimilazione di varie esperienze plastiche, rispondono alla sua fiducia nel reale, inteso come veicolo di immediata comunicazione sociale. Staticità e dinamismo si intrecciano e si alternano nelle figurazioni sacre e profane, ora opponendo alla luce volumi pieni, ora lasciando che lo spazio compenetri i vuoti. La materia è lavorata enfaticamente per figurare momenti di esistenza individuale e collettiva, per cogliere la vita negli elementi che la fondano. Per Remo Rossi l’arte è natura trasformata dall’artista; il metro di misura di tutte le cose resta sempre l’uomo: le sue attività, le sue irrequietudini e aspirazioni.
Negli anni Sessanta e Settanta, la televisione svizzera aveva un’unica redazione per la produzione del «Telegiornale» (Tagesschau - Téléjournal - Telegiornale) ubicata a Zurigo. Solo a partire dal 1988 la RTSI cominciò a produrre la propria edizione del «Telegiornale» a Comano.
I servizi del «Telegiornale» degli anni Sessanta dedicati alla Svizzera italiana conservati negli archivi della RSI provengono dagli archivi della SRF (Schweizer Radio und Fernsehen), allora DRS. Lo stato delle piste audio varia molto: a volte si sente solo la musica, altre volte si sentono i suoni d’ambiente, talvolta la voce degli intervistati. Ci sono casi in cui il servizio è stato conservato in lingua tedesca, altre volte in lingua italiana. Questo eterogeneo stato delle piste audio non impedisce di usare questi documenti per avere un accesso diretto agli eventi del tempo.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.