Sul set cinematografico di «Matlosa»
Sul set cinematografico di «Matlosa»
Questo servizio di Augusta Forni andò in onda l’11 giugno 1981 nel programma televisivo «Grande schermo». Sono immagini del set di «Matlosa», film del 1981 diretto da Villi Hermann, presentato in concorso al Festival di Venezia nel 1981 e al Festival di Locarno nel 1982. Il termine dialettale matlosa denomina un’ampia varietà di figure umane accomunate dalla prerogativa di essere dei “viandanti”: venditore ambulante, ombrellaio, arrotino, cestaio o cordaio, ma anche senza casa, senza patria, senza fissa dimora, un emarginato. Il soggetto è di Giovanni Orelli, la sceneggiatura dello stesso Villi Hermann scritta quattro mani con Angelo Gregorio. Nel cast spiccano i nomi di Omero Antonutti e di Flacio Bucci.
Il film narra la storia immaginaria di una famiglia ticinese che parte per il weekend, un venerdì sera, e si reca nella casa di montagna dove Alfredo (Omero Antonutti), il protagonista, ha vissuto l’infanzia. Il viaggio in valle, che moglie e figli subiscono, non è un’evasione, ma un rito ossessivo che il protagonista rinnova di settimana in settimana alla ricerca del suo passato.
Resuscitati dalla presenza di determinati oggetti o da circostanze fortuite, insorgono nella mente di Alfredo i ricordi: si rivede prima bambino alle prese con la realtà contadina, poi adolescente, indifeso ed insicuro, costretto a vivere l’esperienza del collegio fuori cantone. Anche in città, sul lavoro, il passato preme invadendo il presente: la mancata promozione fa riemergere altre umiliazioni che spiegano quella attuale. L’equilibrio precario di Alfredo si logora così poco a poco. Le ragioni fondamentali della sua crisi risiedono nell’impossibilità di trovare un equilibrio fra l’infanzia vissuta in un mondo contadino, scomparso o snaturato, e la maturità vissuta in un presente marcato da una quotidianità frustrante, da un lavoro ripetitivo. All’interno di questa frattura fra un passato introvabile ed un presente insoddisfacente, si insinua una seconda contraddizione: il tentativo di ritrovare l’infanzia è complicato dalla ricerca di un padre, reale o simbolico che sia, che è stato appunto un matlosa.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.