La lunga estate di Hermann Hesse
La lunga estate di Hermann Hesse
Il 9 agosto 1962 moriva a Montagnola – nella Casa Rossa, dove aveva traslocato nel 1931, giungendo da Casa Camuzzi, in cui si era stabilito nel maggio 1919 – Hermann Hesse, uno dei maggiori scrittori del ventesimo secolo. Venticinque anni dopo, la Televisione della Svizzera italiana dedicò all'illustre ospite del Ticino il documentario «La lunga estate di Hermann Hesse», realizzato da Werner Weick e programmato dalla trasmissione televisiva «Nautilus» lunedì 2 novembre 1987.
Il suggestivo titolo richiama quello di una delle raccolte più note dell'autore, «L'ultima estate di Klingsor», in cui l'ambiente naturale e umano del Ticino costituisce ben più di una semplice cornice paesaggistica ai racconti.
In Svizzera Hesse si trasferisce nel 1 912; a Montagnola, come detto, sette anni dopo. Si lascia alle spalle un periodo delicato, in cui la malattia nervosa della moglie e la conseguente separazione hanno intaccato gravemente il suo equilibrio psicofisico. Lo scrittore ha 42 anni, ha viaggiato molto (Italia, India), si è sottoposto a cure psicoanalitiche presso un allievo di Jung, e non dispone di grandi risorse finanziarie. La ritirata vita di Montagnola segna per Hesse una sorta di rinascita sia personale che creativa: egli si dedica con sempre maggior interesse alla pittura, una forma espressiva cui avrebbe attribuito anche in seguito un'importanza notevolissima.
Il documentario di Weick, che ha richiesto mesi e mesi di attenta preparazione e studio, ripercorre - con immagini spesso molto suggestive e basandosi in massima parte su scritti dell'autore gli anni montagnolesi di Hesse. Quarantatré anni durante i quali egli ha pubblicato le sue opere più celebri, da «Siddharta» (1921) a «Narciso e Boccadoro» (1930), a «Il giuoco delle perle di vetro» (1943), alla raccolta completa dei suoi scritti in sette volumi (1957). Grazie alla presenza di Hesse, Montagnola ha il privilegio di ospitare alcuni fra i massimi letterati ed artisti del Novecento. Tutto ciò viene ricordato nel corso del documentario che, tuttavia, non privilegia gli aspetti esteriori della vita del protagonista: Weick ha voluto invece concentrare la propria attenzione sull'anima dello scrittore, convinto del fatto che le esperienze esterne non siano mai state per lui essenziali, a che lo furono solo in quanto coincidevano con talune fasi della sua evoluzione interiore. Lo stile del programma riflette dunque il carattere introverso del protagonista. Le interviste si limitano alla cerchia familiare e agli amici più intimi; sono stati interpellati, fra gli altri, i due figli, l'editore tedesco che ha pubblicato Hesse e che su di lui aveva scritto la propria tesi di laurea, il medico ticinese che lo ha avuto in cura negli ultimi anni.
Guida spirituale per milioni di lettori, Hesse costituisce anche oggigiorno uno degli autori più seguiti specie dai più giovani, che sembrano trovarvi, in periodi difficili, un appiglio a un rifugio. Per Werner Weick «Hesse rimase sempre un solitario in cammino verso sé stesso, un pellegrino che narra la sua storia ammonendo che siamo tutti pellegrini e che non c'è alcun maestro né alcun allievo».
Con Werner Weick, alla realizzazione di questo documentario, hanno collaborato: Luciano Paltenghi per la fotografia, Luca Maccanetti per il suono, Graziano Monzeglio alla sonorizzazione e Gaby Weick al montaggio.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.