Sasso della Predescia
Dal villaggio di Gandria si sale verso la strada principale sovrastante il paese nel punto dove ora c’è la fermata del bus “Gandria strada”. Da qui si traversa e si prosegue la salita lungo la scalinata che si sviluppa fin addentro al bosco. In una mezz’ora circa si arriva al Sasso della Predescia, ma è bene tenere conto di un buon paio di ore per andare e tornare dandosi tutto il tempo per apprezzare e contemplare quanto si può vedere lungo il percorso.
Dopo una decina di minuti si giunge al Santuario dedicato alla Madonna di Lourdes, un piccolo edificio realizzato nel 1900: il parroco di allora, riconoscente delle miracolose qualità di guarigione, voleva diffonderne il culto. Qui, come in altri punti del percorso, pianori, aperture nel bosco e panche rendono ogni sosta un momento gradevole e confortevole.
Proseguendo sul sentiero si scorge la ricchezza insita in questo bosco con i suoi visibili reperti di civiltà, i suoi diroccamenti e muri a secco: l’antica Gandria medievale infatti era insediata in queste zone, dove gli abitanti avevano realizzato, oltre alle loro abitazioni ben articolate, moltissimi terrazzamenti a mo’ di campi e attingevano da sorgenti d’acqua presenti circa a metà percorso. Per ragioni ancora misteriose, ipotizzate in incendi piuttosto che epidemie o ancora la carenza di acqua per la quotidianità di tutti, fecero sorgere il paese in riva al lago, storicamente documentato nel Trecento ma di sicura datazione antecedente, permettendo tutti i vantaggi a esso connessi.
Giunti al bivio a gomito, si sale verso il Sasso della Predescia, che appare dopo qualche minuto lungo il sentiero fattosi ripido. Il bosco si apre completamente, il Sasso è illuminato dalla luce solare, la sua forma evoca una testa umana: un masso erratico di gneiss, o meglio “trovante”, testimoniante l’immensità esistenziale. Esso evoca i moti delle ere geomorfologiche – giacché il Sasso vi è depositato da dodicimila anni – e connette in modo potenziato alla natura del luogo oltre ogni civilizzazione, la quale è tuttavia ben evidente sul Sasso stesso, con tutti i segni rupestri delle coppelle e delle incisioni associati a memorie stratificate e riti con simboli atavici, celtici e cristiani che si son aggiunti durante le varie epoche. Se sulla sua superficie si scorgono i vari segni incisi nel Sasso, alla vista appare la porzione orientale del lago Ceresio con i suoi monti e paesi che costellano rive, boschi e sommità in un panorama inedito.
Da questo luogo si torna a Gandria con un nuovo e ampliato sguardo.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.