Sasso di Gandria
Durante i primi secoli in cui si abitava Gandria c’erano dei sentieri impervi, oltre al lago stesso, che permettevano di giungere a Lugano e agli altri villaggi. Fino al Settecento, per andare da Gandria a Lugano bisognava percorrere un sentiero che diventava tremendamente impervio soprattutto quando faceva capolino la notte oppure con la meteorologia sfavorevole. Le strade ancora non erano tracciate e, per oltrepassare il Sasso di Gandria, allora nominato Sasso Scarigida (o Scariggia), il sentiero richiedeva di scendere giù dalla roccia, quasi a lago, rischiando di scivolare, come avvenne nel 1744, ahimè con morte, al Signor G.B. Marazzi.
Nel 1772 finalmente si poté iniziare i lavori per la realizzazione della bella e suggestiva scalinata scolpita nella roccia e permettere un agevole percorso. Nei decenni successivi, si susseguirono vicende combattute per ottenere una “strada”, una sorta di mulattiera, che fosse veramente ben percorribile e sicura, affinché il lago non fosse l’unica via di trasporto. E tutto ciò prima della rocambolesca vicenda per ottenere la realizzazione della strada carrabile, sopra il villaggio, inaugurata nel 1936.
In ottica pienamente romantica e sublime, l’area de Sasso di Gandria, e Gandria stessa, fu apprezzatissima da pittori, disegnatori e artisti – oltre che dagli abitanti e viandanti stessi – che ne dipingevano la fascinosa potenza, tanto del Sasso in sé quanto dell’operato umano nelle vicende di sormontare armoniosamente la natura impervia.
Attualmente dal villaggio, andando verso Lugano, poco dopo gli orti terrazzati si traversa un bosco di allori, particolarmente prezioso per i loro rami utilizzati e decorati con fiori di carta durante la festa della Madonna del Rosario, che ogni anno è celebrata alla metà di ottobre. E subito si giunge al punto più esposto sul lago del Sasso, nonché inizio della gradinata scolpita nella roccia. Da qui è meraviglioso sostare per ammirare l’apertura lacustre, le montagne dirimpetto, il cielo ampio e il San Salvatore.
Ancor più impressionante è ammirarlo verso l’alto e allo strapiombo a lago, osservandone le caratteristiche geomorfologiche e le miriadi di erbe, piante e fiori, come fosse un catalogo botanico vivo, dalla considerevole varietà e ricchezza, e protetto per la sua importanza nazionale.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.