Trovare radici in una terra nuova
Trovare radici in una terra nuova
Questo servizio andò in onda nella trasmissione televisiva «Il Quotidiano» il 19 giugno 1980. Mostra gli studi e il centralino della Radio della Svizzera Italiana (RSI) durante la raccolta di fondi indetta dalla Catena della Solidarietà in favore dei rifugiati del giugno 1980. Nel Giornale del Popolo del 19 giugno 1980 si leggeva:
Perché una nuova campagna per la raccolta di fondi da destinare ai rifugiati? Per “aiutare a trovare radici in una nuova terra”, come bene ha sintetizzato il Consiglio Federale decidendo per domani, venerdì, questa iniziativa ad un anno esatto di distanza dall'altra che tanto successo ha avuto in Svizzera e in Ticino. Domani, quindi, giornata nazionale del rifugiato, e non solo di quanto sono stati accolti nel nostro Paese, ma di tutti 12 milioni nei quattro angoli del mondo, dall’Indocina al Sudamerica, dall’Afghanistan a Cuba. L'iniziativa ò gestita dalla Catena della solidarietà che, nata trent’anni fa, ha raccolto fino ad ora 100 milioni di franchi, di cui 15 nel ‘79. È un impegno di solidarietà che si ripete, nel solco di una tradizione umanitaria cui la Svizzera mai è venuta meno, verso chi ha scelto — o è stato costretto a scegliere — la strada dell’esilio. Nel passato le frontiere si aprirono agli esuli italiani, con quello scambio di cultura e di civiltà che è uno dei fondamenti della nostra società d'oggi. Oggi i confini si sono allargali sino a comprendere rifugiati di tutto il mondo: entro l’anno saranno 40.000 in tutta la Svizzera, dagli ungheresi ai tibetani, dai cileni agli argentini e tanti altri per finire con i 6’600 indocinesi — circa un centinaio in Ticino — che hanno condiviso la tragedia del “boat-people” che alla tirannia ha preferito le giungle.
Questo documento video è stato inserito nel capitolo del dossier dedicato alle immagini scattate negli studi radiofonici di Lugano-Besso il 19 giugno 1980, in occasione della Catena della Solidarietà dedicata ai rifugiati.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.