1816, l’anno senza estate
rticolo uscito il 2 Novembre 2016, sul periodico "La Turrita"
Verso la metà di giugno del 1816 i contadini del Brabante meridionale, e specialmente quelli della zona di Waterloo, erano molto preoccupati. Era passato un anno dalla sconfitta di Napoleone, i morti erano stati sepolti e la pace era tornata in Europa, ma loro non si sentivano sollevati. Era quasi estate, ma il freddo continuava a essere pungente. A luglio la situazione peggiorò: la neve coprì i campi, danneggiando irreparabilmente le messi. Il grano, l’orzo e la segale erano perduti, ma si sperava ancora nel raccolto del mais e delle patate. In agosto, però, il freddo rimase intenso e l’Europa si ritrovò sul baratro di una tremenda carestia.
Ovunque aleggiava lo spettro della fame. In Francia i raccolti furono così scarsi che i carri con i cereali diretti al mercato dovettero essere scortati da guardie armate per difenderli dagli assalti del popolo affamato. Fu così che il 1816 divenne noto come “l’anno senza estate”. Anche in Svizzera il tempo parve impazzito: Raffaello Ceschi, nel suo libro Ottocento ticinese, scrive: «La primavera e l’estate dell’anno 1816 furono oltremodo piovose e fredde, l’inverno precoce e rigido. (…)
Autore articolo: Danilo Mazzarello
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Archivio Museo della Memoria: MDM0221
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