Max Picard. Il mondo del silenzio
Max Picard. Il mondo del silenzio
Questo documentario di Werner Weick andò in onda il 9 aprile 1996 nel programma televisivo «Il filo d’oro». È un ritratto di Max Picard (Schopfheim 1888 - Sorengo 1965), scrittore “silenzioso” che ha vissuto per anni in Ticino e che sin dall’inizio della sua attività di autore ha intuito i pericoli di una società tecnocratica e i rischi intrinseci di una involuzione autoritaria.
A pagina 33 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 7 al 13 aprile 1996 si leggeva la presentazione della serie televisiva ideata da Werner Weick:
Quattro personaggi legati da un filo In un’epoca in cui l’umanità è intenta a rincorrere la tecnologia e i suoi ritmi frenetici, ci sono ancora persone che vivono rifacendosi ai valori che da sempre, anche se in modo sotterraneo, hanno avuto l’uomo come unico punto di riferimento. Il loro è un sapere che nasce dall’esperienza personale e che rifugge dalle visioni di parte. La loro consapevolezza da secoli viene trasmessa da un’esile minoranza di individui. Il senso di questa esperienza è alla base del ciclo Il filo d’oro, curato da Werner Weick, che ritorna alla Tsi con quattro ritratti di personaggi fuori del comune. Il primo documentario è dedicato a Max Picard, scrittore «silenzioso» che ha vissuto per anni in Ticino e che sin dall’inizio ha intuito i pericoli di una società tecnocratica, e i suoi rischi di involuzione autoritaria.
Una sintetica scheda dedicata a Max Picard si legge nelle pagine di «OltreconfiniTI»:
Scrittore e pensatore svizzero considerevole, studiò inizialmente medicina in Germania e praticò per pochi anni la professione di medico a Monaco, fino al 1918. Da sempre interessato alla filosofia, decise di chiudere con la medicina e di trasferirsi in Ticino per vivere come libero scrittore. Dal 1919 al 1929 circa visse pertanto a Brissago e successivamente si stabilì a Sorengo, a Gentilino e a Caslano. Dal 1955 risiedette a Neggio, dove si spense e dove è sepolto. In Ticino il filosofo trovò modo di condurre una vita riservata e a stretto contatto con la natura, che secondo lui qui trovava si esprimeva attraverso una bellezza incontaminata. Tuttavia, non disdegnò gli incontri con amici, studiosi, poeti e filosofi, curiosi di conoscere l’autore di opere come Das Ende des Impressionismus (1916), Hitler in noi stessi (1946) e Il mondo del silenzio (1948).
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.