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Ernst Bloch

2016
Katia Piccinelli
Katia Piccinelli

SIN DALL’INFANZIA, HO SENTITO IL FASCINO DELLA NATURA E SOPRATTUTTO DELLA MONTAGNA. L’AMORE PER SE STESSA, PER LA SUA SELVAGGIA GRANDEZZA, PER IL SUO MISTERO.

Ernest Bloch è stato tra i maggiori compositori e violinisti svizzeri. Compie la sua formazione a Bruxelles, Parigi e Monaco, per emigrare nel 1916 negli Stati Uniti. Qui insegna musica in diverse scuole tra New York e Cleveland e nel 1925 diventa direttore del Conservatorio di San Francisco. Il modello di vita americano è poco conciliabile con il suo e nel 1930 torna in Europa. A Roveredo trascorre tre anni creativamente molto fertili in cui compone la sua opera forse più signi cativa: il servizio sacro ebraico, l’Avodath Hakodesh. Della sua passione per le passeggiate e per la natura abbiamo testimonianza grazie alle numerose fotografie da lui stesso scattate in Capriasca: in particolare gli alberi e la loro foggia gli ispirano un’inte- ressante serie di scatti, a ognuno dei quali attribuisce il nome di un compositore. Conclusasi la mostra dedicata a Bloch a Villa Saroli, a cura di Carlo Piccardi, nel 2009 l’ACVC ha ricevuto in dono dall’Associazione Ricerche Musicali nella Svizzera italiana un importante fondo di 61 fotogra e che documenta il suo passaggio in questi luoghi e il suo amore per la regione.

“La montagna non rappresenta per me un pretesto per gli esercizi fisici o acrobatici e neppure la gioia del “pique-nique”: non la vedo né da un punto di vista gastronomico, né da un punto di vista muscolare o sportivo. Io l’amo per se stessa, per la sua selvaggia grandezza, per il suo mistero, per le sue vaste idee che evoca e che desta in me, quando sono in comunione con essa. Amo le genti che vi dimorano. (…) Quando avrà perduto il culto fetici a delle macchine, del lusso inutile e insipido, del cosidde o “progresso” che attualmente lo schiaccia e lo divora, l’uomo si volgerà nuovamente verso la terra, ritroverà la sua armonia perduta, la sua salute: ridiventerà un uomo normale”.

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Ernest Bloch

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Ernest Bloch

“Fa lunghe passeggiate sui colli e sui monti, parla coi pastori solitari e saggi, ascolta la voce immensa della natura. Inoltre si dedica a una occupazione che predilige: la fotografia. Bloch ama ritrarre i paesaggi, che hanno parlato alla sua immaginazione, al suo cuore. Ma, soprattutto, si compiace di fermare sulle lastre nitide e fedeli i suoi grandi amici: gli alberi”. (Mary Tibaldi Chiesa).

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Fotografie di Ernst Bloch

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Fotografie di Ernst Bloch

Curatrice della mostra: Katia Piccinelli

Illustrazioni, tutto parla di te

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Archivio Museo della Memoria: MDM0379

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12 settembre 2021
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Già 769 documenti associati a 1910 - 1919

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Le nostre vite: un secolo di storia degli svizzeri attraverso le loro immagini

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