Due fascisti alla Casa Nera di Lugano
Due fascisti alla Casa Nera di Lugano
Segnatura: 01720
Titolo: Due Fascisti alla Casa Nera
Autore: Non identificato
Data: 1935 circa
Luogo: Lugano
Fondo di provenienza: Libera Stampa
Riproduzione: Vietata, salvo autorizzazione della FPC
L'attività sovversiva dei gruppi antifascisti nel Ticino degli anni Trenta è nota grazie anche alle ricerche storiche che hanno potuto avvalersi delle testimonianze di alcuni protagonisti della centrale antifascista di Lugano e delle fonti documentarie che questa "illegalità al servizio della democrazia" 1 produsse. Punto di riferimento dell'antifascismo ticinese fu, ininterrottamente dagli anni Venti agli anni Quaranta, il gruppo di Libera Stampa. Esso fu certamente importante strumento di mobilitazione e propaganda antifascista, nonché luogo di rifugio per molti esuli e attivisti come Angelo Tonello e Randolfo Pacciardi. Primo quotidiano antifascista di lingua italiana pubblicato in Europa, messo al bando dal regime di Mussolini già dal 1923, motivo di grave imbarazzo per il Consiglio Federale a causa dei suoi articoli e per la difesa pubblica del volo di Giovanni Bassanesi. Libera Stampa riuscì a essere estremamente efficace proprio perché fu luogo di convergenza tra la militanza antifascista dei socialisti di Guglielmo Canevascini e l'attivismo degli esuli e dei fuoriusciti italiani.
Fu proprio un redattore di Libera Stampa, Vinicio Salati, a far parte del gruppo clandestino di controspionaggio, organizzato dal consigliere di Stato Canevascini, assieme a Gigi Gasparini, con un certo Bernasconi (in qualità "portinaio infiltrato"). Una sua lunga intervista, rilasciata a Mauro Cerutti nel 1979, descrive l'organizzazione e i particolari dell'operazione2. L'azione di cui si rese protagonista questo gruppo, presumibilmente nel 1930, è all'origine della provenienza di gran parte dei documenti sul covo fascista di Lugano (la "casa nera") presenti nel fondo FPC02 "Libera Stampa e Diritti del lavoro", tra cui le fotografie conservate dalla FPC.
Secondo il racconto di Salati, il gruppo, armato di pistole e macchina fotografica Leika, fece irruzione nella sede dei fascisti grazie al portinaio infiltrato, fotografando e sottraendo gran parte dei documenti. Inoltre, grazie alla complicità di un postino, il gruppo poté disporre di un calco della chiave della cassetta postale della casa nera e intercettare direttamente la posta dall'Italia e dalla Svizzera (Salati cita addirittura documenti appartenenti ad Arthur Fonjallaz). Libera Stampa arrivò a pubblicare le informazioni raccolte durante queste operazioni di spionaggio ancor prima che gli stessi fascisti potessero replicare o semplicemente rendersi conto. Fu il caso delle "liste nere", l'elenco dei nominativi di falsi fuoriusciti italiani in Ticino al servizio del Duce. O, ancora, la notizia relativa al rientro in Italia di Assunto Zamboni e il suo sciagurato passaggio tra le fila del Regime.
Di fatto, Libera Stampa e gli antifascisti smascherarono gran parte delle operazioni segrete condotte dalla polizia fascista in Ticino, indirizzando le loro attenzioni proprio verso la casa nera di Lugano.
Questa fotografia, che ritrae due fascisti ignoti e reca le date 1934-1935, non sembrerebbe attribuibile all'audace operazione descritta da Vinicio Salati, tuttavia la sua appartenenza al fondo FPC02 Libera Stampa, dimostra come il covo fascista fosse costantemente tenuto sotto controllo, proprio da chi quel controllo avrebbe dovuto subirlo.
La Fondazione Pellegrini Canevascini gestisce e conserva un centinaio di fondi archivistici, che contengono documenti cartacei, migliaia di fotografie, registrazioni sonore e documenti audiovisivi.
1 Si veda N. Valsangiacomo, "Storia di un leader". Vita di Guglielmo Canevascini 1886-1965, Bellinzona, FPC 2002.
2 L'intervista originale fa parte della Collezione FPC dei fondi sonori presso la Fonoteca Nazionale di Lugano: "Intervista a Vinicio Salati: antifascismo nel Canton Ticino, fuoriusciti italiani perseguitati dal fascismo; Intervista a Luigi Delfini: Antifascismo nel Canton Ticino, Fuoriusciti italiani perseguitati dal fascismo", MC47112. La stessa intervista è citata, tra l'altro, anche nel volume di P. Palma, Una bomba per il Duce. La centrale antifascista di Pacciardi a Lugano (1927-1933). Per uno studio approfondito sui rapporti tra la Svizzera e l'Italia fascista, con particolare riferimento ai movimenti antifascisti nella Svizzera italiana, si veda M. Cerutti, Fra Roma e Berna, la Svizzera Italiana nel Ventennio fascista, Milano, Franco Angeli 1986.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.