Anita Spinelli (1908 - 2010) Figura olio su tela, 68,5 x 66 cm Balerna, Collezione d’arte del Comune
Anita Spinelli (1908 - 2010) Figura olio su tela, 68,5 x 66 cm Balerna, Collezione d’arte del Comune
Ha vissuto più di cento anni, Anita Spinelli, e l’ha fatto sempre con grande coerenza nel nome dell’arte. “Fare arte per me, è essere viva tra i viventi”, dice l’artista, mentre dipinge figure, paesaggi, nature morte. Nata nel 1908 a Balerna, frequenta l’Accademia di Belle arti di Brera e, agli inizi degli anni Trenta, inaugura con la collega Anita Nespoli, una scuola di arti applicate a Chiasso. Si sposa, ha due figlie e stabilisce a Novazzano, dove vive e lavora per tutta la vita. Incessante il suo desiderio di viaggiare per conoscere il mondo: dall’Europa all’Africa, dalla Cina agli Stati Uniti, la pittrice è sempre alla ricerca di nuovi stimoli, spinte e impulsi per un lavoro che negli anni si è fatto immediatamente riconoscibile: la mano dell’artista è infatti unica, con una cifra impossibile da confondere. Numerose le esposizioni collettive e personali; in particolare queste ultime coprono e testimoniano quasi un secolo di attività. Nella Collezione del Comune di Balerna, Anita Spinelli è rappresentata da quattro dipinti, entrati nella raccolta forse con la mostra Anita Spinelli. Opere 1990 - 2004, tenutasi nel 2004 alla Nunziatura e Sala del Torchio e a cura di Angela Regli e Cristina Donati. Una in particolare, ci sembra rappresentare appieno la poetica della pittrice, e rappresenta un bambino mentre si affaccia con sguardo curioso da una porta antica e decorata. La composizione è tutta giocata in primo piano; l’apertura della porta rivela uno sfondo blu, da quale emerge la giovane figura che volge lo sguardo verso destra. Sembra opportuno dare la parola a Monique Luzzani, che nella scheda biografica dedicata all’artista e pubblicata in sikart.ch, scrive: ”Nella struttura dei suoi primi lavori emergono alcuni elementi che si ritrovano anche nelle opere più recenti: un segno leggermente allungato che si svolge senza interruzioni e un particolare cromatismo ottenuto impastando i colori. In seguito le composizioni si fanno più complesse e dinamiche: i piani si moltiplicano e i rapporti di colore risultano più intensi, la luminosità, prima ottenuta con la tecnica del chiaroscuro, ora è raggiunta con l’accostamento dei colori complementari”.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.