«Il Ticino della povera gente», di Fernando Zappa
«Il Ticino della povera gente», di Fernando Zappa
Fabrizio Fazioli è l’autore di questo servizio andato in onda il 26 novembre 1993 nel programma televisivo «Il quotidiano». «Il Ticino della povera gente», un libro di Fernando Zappa pubblicato da Armando Dadò Editore dedicato al Canton Ticino nelle immagini di fotografi confederati scattate nella seconda metà dell’Ottocento.
Al volume presentato in questo servizio televisivo, se ne affiancò un secondo nel 1994. L’opera, quindi, si articola in due volumi:
Il Ticino della povera gente Vol.1: Il mondo contadino
Il Ticino della povera gente. Vol. 2: L’illusione del progresso
Nella quarta di copertina del primo volume si legge questa presentazione:
Questo non è un semplice libro illustrato, né un album di famiglia. È diverso anche da “Così era il Ticino”. Dapprima perché le 170 fotografie, che ne sono l’occasione, furono scattate in massima parte dai noti confederati Hunziker, Zinggeler e Wehrli tra l’ultimo decennio del secolo scorso e gli inizi del nostro, e diventano oggi insostituibili documenti storici per ricuperare l’immagine di questo nostro passato ancora rurale. Inoltre perché l’immagine è avvalorata dal commento su un tema specifico che è il filo conduttore del libro. Infatti, la fotografia di un paesaggio o di una persona non basta, da sola, per capire a fondo anche i problemi della gente, poiché le manca la forza persuasiva del “parlato”, proprio invece del cinema, della televisione e delle videocassette. Perciò l’autore ha cercato di “far parlare” le pietre e la gente. Assumono quindi particolare importanza le didascalie, indispensabili per comprendere, al di là del valore paesistico, le dure condizioni di vita, soprattutto in certe valli, di donne e uomini poveri, ma di una povertà antica e dignitosa. L’interpretazione delle foto, dunque, non si esaurisce in una presumibile parafrasi dell’immagine, ma si basa su una ricerca convalidata da testimonianze orali e da specifiche fonti scritte. Immagine e commento si integrano a vicenda come un tutto indissolubile. Se la foto è lo spunto per la didascalia, questa dà forma e contenuto anche a quegli aspetti dell’individuo e della società che l’obiettivo non poteva cogliere. Così, documento visivo e dato storico interagiscono nel restituire l’atmosfera umana dell’epoca.
Il secondo volume è invece presentato con queste parole:
Il successo riscosso l’anno scorso da “Il Ticino della povera gente” lascia sperare un esito positivo anche per il secondo volume. L’impostazione è diversa, ma l’uno e l’altro rappresentano le due facce di una stessa medaglia che rievoca il cinquantennio tra il 1890 e il 1940, corrispondente al periodo delle fotografie. La prima faccia presentava la situazione del mondo contadino che volgeva ormai verso la fine del suo travagliato ciclo. La seconda viene messa in luce qui con altre 170 foto commentate e disposte in ordine tematico sulla civiltà industriale.
Il solco tra campagna e città stava allargandosi. L’artigianato si rendeva più indipendente dal mondo rurale, per assumere le caratteristiche della piccola industria. Sui mercati valligiani prendeva il sopravvento il commercio cittadino alla ricerco di nuovi sbocchi con la Svizzera interna e con la Lombardia.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.