Bandiera del Sindacato degli operai delle Officine di Bellinzona
Bandiera del Sindacato degli operai delle Officine di Bellinzona
Bandiera del sindacato delle Officine di Bellinzona (WAV - Werkstättearbeiterverband), oggi depositata presso la Fondazione Pellegrini Canevascini, è una delle più belle nel ricco patrimonio ticinese. Bellinzona è stato un centro del sindacalismo ferroviario sin dal 1885 quando, l'8 gennaio, il capotreno Alberto Hagemann prende l'iniziativa di creare lo SZPV (Schweizerischer Zugpersonalverein).
La riunione costitutiva a Zurigo designa la sezione di Bellinzona quale sezione dirigente (Vorort) e Hagemann primo presidente. Nel 1886 la sezione di Bellinzona conta 40 soci, seconda in Svizzera solo a Zurigo (45).
La bandiera del 1905, con la sua statua della libertà dal berretto frigio e sullo sfondo i castelli, curiosamente privi della loro città al posto della quale sorgono alberi, rappresenta la vitalità del movimento proprio quando si fanno più aspri gli screzi tra il Grütliverein e il Partito socialista a causa della scelta cantonale di finanziare, quale segretariato operaio, la Camera del Lavoro di Lugano e non i grütliani di Bellinzona. Negli anni successivi seguiranno le vicende legate alla nazionalizzazione delle ferrovie; il passaggio dalla Gotthardbahn alle FFS non fu indolore.
Fabbri, pittori, sellai, falegnami, manovali, fuochisti, tornitori, forgiatori, piallatori, posatori, fonditori, montatori ecc. ponevano anche il mestiere in primo piano; l'"arte" (non per nulla erano "artigiani") e gli attrezzi sono in bella mostra nella bandiera. Attaccamento al lavoro, al posto di lavoro, all'azienda e al suo buon nome che contrasta con la visione attuale di dirigenti attenti solo ai profitti. Il conflitto in atto oggi per salvare le Officine, ha anche questa valenza: ridare al lavoro, non al profitto, un ruolo centrale nella società. Mentre i liberali radicali, cento anni fa sostenitori della nazionalizzazione delle ferrovie, oggi hanno totalmente cambiato il loro pensiero economico, i lavoratori sindacalizzati restano fedeli alla loro visione di "servizio" pubblico. Libertà, pace, lavoro, erano le parole d'ordine fissate nella bandiera: se abbiamo la libertà, pace e lavoro mancano ancora crudelmente in questo mondo privo di solidarietà.
La Fondazione Pellegrini Canevascini gestisce e conserva un centinaio di fondi archivistici, che contengono documenti cartacei, migliaia di fotografie, registrazioni sonore e documenti audiovisivi.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.