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Aria sabbia fuoco. L’arte romana del vetro soffiato a Locarno

19 settembre 1988
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Riccardo Carazzetti ed Enzo Pelli sono gli autori di questo documentario andato in onda il 19 settembre 1988 nel programma televisivo «Estate doc». Nell’estate dell’88, nel Museo Archeologico del Castello di Locarno, era stata aperta al pubblico una grande mostra con eccezionali collezioni di vetri romani. Una delle zone in cui erano state fatte le scoperte più ricche di oggetti di arte vetraria romana si trovava proprio nel Locarnese. Centinaia i pezzi venuti alla luce, oggetti a volte raffinatissimi. Probabilmente, gli ultimi vetrai al mondo a lavorare ancora con forni a legna fatti di terra cruda, usando solo pochi strumenti poveri e grezzi, la canna da soffio, il pontello e le pinze, sono i vetrai del Cairo. Proprio così dovettero lavorare anche gli antichi vetrai romani nel Locarnese di oggi.

A pagina 12 del settimanale «Teleradio7» in edicola per la settimana dal 17 al 23 settembre 1988 si leggeva la presentazione del documentario:

Il Cairo è la più grande città dell’Africa: 13 milioni di abitanti stipati in un territorio relativamente esiguo. In questa megalopoli congestionata sopravvive, in condizioni precarie, una mezza dozzina di botteghe dove ancora si soffia il vetro con metodi che risalgono a centinaia e centinaia di anni fa. Sono forse gli ultimi, decaduti eredi di quell’antichissima arte vetraria che in Egitto e in Medio Oriente nacque e si sviluppò.
Scoperto forse in Siria 6000 anni fa, considerato per millenni — a causa delle difficoltà di lavorazione — una vera e propria pietra preziosa, il vetro restò a lungo un prodotto di lusso, riservato a una élite colta e raffinata. Poi, con l’invenzione della soffiatura, poco prima dell’inizio della nostra era, divenne facile produrre rapidamente oggetti di uso comune, e il vetro si diffuse rapidamente in tutto l’Impero romano. Una delle zone in cui sono state fatte le scoperte più ricche si trova proprio nel nostro Paese: è la regione di Locarno. Sono centinaia i pezzi venuti alla luce nel territorio grosso modo compreso tra la foce della Verzasca e la Bassa Valle Maggia: oggetti a volte raffinatissimi, altre volte semplici e di impiego quotidiano. Certamente molti pezzi giunsero nella regione portati da mercanti; ma il numero dei reperti in vetro è tale da far supporre che almeno una parte di essi fu fabbricata sul posto. Si può pensare per esempio a vetrai ambulanti, che lavoravano su forni semplici e di rapida costruzione. Forni analoghi a quelli utilizzati ancora oggi dai vetrai del Cairo, che del resto, ripetendo gli stessi gesti arcaici ed essenziali, continuano a riprodurre forme già in uso nell’antichità, e ritrovate anche nelle nostre terre.
In questi giorni si è aperta al Museo Archeologico del Castello di Locarno una grande mostra, nella quale le sue eccezionali collezioni di vetri romani sono presentate in modo esaustivo, con un nuovo e moderno allestimento. Per l’occasione la TSI ha realizzato un documentario che. oltre ai più bei pezzi esposti, presenta anche l’oscuro e faticoso lavoro dei vetrai del Cairo, probabilmente gli ultimi al mondo a lavorare ancora con forni a legna fatti di terra cruda, usando solo pochi strumenti poveri e grezzi, la canna da soffio, il pontello, le pinze, le cesoie. Proprio così dovettero lavorare anche gli antichi vetrai romani. Il documentario, che va in onda lunedì alle 21.25, s’intitola “Aria, sabbia, fuoco” ed è stato curato da Mirto Storni, Riccardo Carazzetti ed Enzo Pelli.

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26 luglio 2022
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