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Il Ticino dei bassi salari

17 aprile 1990
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Dedicata al tema dei bassi salari pagati in Ticino tra la fine degli anni Ottanta e il decennio successivo, questa inchiesta di Lorenzo Mammone andò in onda il 17 aprile 1990 nel programma televisivo «Tesi, Temi, Testimonianze».

A pagina 7 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana da 15 al 21 aprile 1990, se ne leggeva la presentazione:

«Non si è un gran Paese se si accetta di lasciare sul ciglio della strada una parte di noi». Così François Mitterrand commentò, in Francia, l’introduzione del salario minimo garantito, un’iniziativa tesa a lottare contro la povertà.
I poveri ci sono anche in Ticino. Oggi il volto multiforme della povertà è ancora più inquietante perché non risparmia nemmeno chi lavora.
Pensate di essere esclusi? Beh, allora proviamo a farvi i conti in tasca. Siete padre di una famiglia composta da tre persone e guadagnate uno stipendio lordo inferiore a 3’973 franchi? Forse non sapete di appartenere a quella fascia di popolazione definita «a rischio di povertà». Se poi lo stipendio è inferiore a 3’311 franchi saranno stati i vostri sacrifici a farvi crudamente sapere che fra stipendio e costo della vita qualcosa non funziona.
Quella paga rappresenta infatti la «soglia di povertà». E allora ci sono le incertezze, gli stenti, le preoccupazioni di chi può essere definito «povero».
Una povertà relativa, si intende, se confrontata alle esigenze e ai modelli di vita attuali, ma pur sempre povertà.
Le cifre sono quelle che la Camera del lavoro ha pubblicato in un rapporto, che prende spunto dallo studio sulla povertà in Ticino e si rifà ai parametri stabiliti dalla Comunità Economica Europea. Questi dati, trasformati in reddito lordo, per il 1989, danno risultati sconcertanti.
A questo punto la domanda nasce spontanea. Ma allora quanti sono in Ticino quelli costretti a centellinare ogni franco del proprio salario per arrivare a fine mese? Tanti. Più di quanti non si immagini.
Almeno 20’000 economie domestiche, di cui la metà salariate. «Tesi-Temi-Testimonianze» è andato alla ricerca di queste persone sui posti di lavoro e in famiglia, indagando sui problemi e sulle condizioni di vita del salariato che vive in Ticino.
Ne è emerso un quadro di paura, di preoccupazione, di silenzi.
Spesso rotti soltanto dalla garanzia di un anonimato indispensabile per poter dire una verità che scotta.
Per venditrici, parrucchieri, magazzinieri, autotrasportatori, camerieri, personale d’albergo, operai, anche per dipendenti pubblici, il salario svizzero, sulla carta tra i più elevati del mondo, non è più un sinonimo di prosperità.
Per tanti, troppi, oggi con quel salario si stenta a vivere.
Voi quanto guadagnate? Qualunque sia la risposta, l’inchiesta «Bassi salari», in onda alla TSI martedì sera, non potrà che sorprendervi.

Gli intervistati sono: D. Carabona: autista magazziniere; C. Camponovo: dir Camera di Commercio dell’Industria e dell’Artigianato del Cantone Ticino; M. Robbiani: segr Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese (OCST); F. Poncioni: ufficiale Ufficio Esecuzioni e Fallimenti Distretto di Bellinzona; G. Pestoni: Camera del Lavoro; U. Hochstrasser: dir Migros Ticino; G. Terzaghi: dir Coop Ticino; A. Menasche: dir Innovazione Ticino; T. Rainoldi: Federazione Svizzera dei Lavoratori del Commercio, dei Trasporti e dell’Alimentazione (FTCA); U. Elsener: dir Tessitura Stabio; P. Farci: ex cameriere, proprietario ristorante**; L. Bernasconi**: pres Federazione Esercenti e Albergatori Ticino (FEAT); A. Durini: dipendente comunale; B. Bolge: dipendente comunale; G. Bobbia: sind di Stabio; D. Tosi: dipendente Ospedale Neuropsichiatrico Cantonale (ONC); A. Mazza: dipendente Ospedale Neuropsichiatrico Cantonale (ONC); A. Bozzetto: dipendente Poste Tetefoni Telegrafi (PTT); G. Vitali: dipendente Poste Telefoni Telegrafi (PTT).

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3 aprile 2023
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