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«Gente di confine». Seconda parte

9 febbraio 1983
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

All’inizio del 1983, Giorgio Pecorini e Giorgio Pellegrini realizzarono una lunga inchiesta sulla gente che abitava lungo il confine italo-svizzero, sia quello ticinese, si quello dei Grigioni.

Articolata in tre pari, l’inchiesta andò in onda il 4 e l’11 febbraio in «Reporter» e la sera del 9 febbraio in «Argomenti».

Questa seconda parte — in onda il 9 febbraio — è stata girata a Cremenaga, Ponte Cremenaga, Ponte Tresa (Italia e Svizzera) e a Monteggio. Cremenaga (Lombardia) e Ponte Cremenaga (Svizzera) sono divisi solamente da un valico che supera il fiume Tresa ma fanno parte di due stati diversi, con tutte le differenze del caso, di soldi, di lavoro, di leggi. Da questo valico passano i lavoratori che ogni giorno si recano in Svizzera. Italiani provenienti da altre regioni che si sono stabiliti a ridosso della frontiera causando un inforestiera mento del paese di Cremenaga — il sindaco è di origine campana — e qualche malumore tra gli indigeni. Ma essi portano anche benessere (con i ristorni si possono realizzare nuove infrastrutture) e nuova vita. E alcuni problemi territoriali coinvolgono le due sponde del fiume Tresa. La lira debole giova all’economia italiana poiché attira molti ticinesi a fare la spesa in Italia (come capita il sabato a Ponte Tresa), mentre la forza del franco sconsiglia agli italiani di recarsi a fare compere dall’altra parte del confine. Ma quando a Ponte Cremenaga arriva il camion della Migros, molte donne di Cremenaga non perdono l’occasione di fare acquisti, nonostante i negozi italiani siano ben forniti. Il ristorante Milano di Cremenaga è diventato il ritrovo per i giovani della regione, parecchi provenienti dal vicino Malcantone. Alle 10 di sera però il valico viene chiuso e molti di loro si chiedono quale sia l’utilità di una frontiera che separa i due paesi. Non mancano poi i matrimoni misti, svizzera lei, italiano lui.

Alle pagine 2 e 3 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 29 gennaio al 4 febbraio 1983 si leggeva la presentazione dell'inchiesta di Giorgio Pecorini e Giorgio Pellegrini:

«Sembra un solo luogo: fa una parte del fiume la Svizzera, dall’altra l’Italia. Invece, c’è tanta differenza tra qua e là, per soldi, per il lavoro, per le leggi: tanta differenza!». È la considerazione di una donna, un’anziana operaia di Cremenaga, con cui si apre una delle tre puntate di «Gente di confine». Un’ inchiesta volta proprio ad analizzare quella differenza, a capire in quale modo pesi sulla vita della gente, di qua e di là dal confine. Che cosa significa, insomma, alla vigilia del Duemila, vivere lungo la frontiera che separa la Svizzera italiana dall’Italia? È una domanda che, per analogia o per contrasto, se ne tira dietro altre. Per esempio, la vita di oggi è migliore o peggiore di quella di ieri? La ipotizziamo peggiore o migliore di quella di domani? Non è forse cambiata, e quindi non continuerà presumibilmente a cambiare, la stessa frontiera, nella sua materialità di luogo di confine, di strumento di separazione fra due Stati, due popoli, due economie, due culture pur se fondate su una lingua sola?
Una simile impostazione spiega la scelta di una campionatura-base: Ponte Cremenaga in Svizzera e Cremenaga in Italia: due membra di uno stesso corpo, fino a ieri; oggi forse più esattamente due facce della stessa medaglia: comunque, un microcosmo in cui è possibile decifrare, ravvicinati e raccorciati ma non deformati, i processi comuni a tutto il lungo arco della frontiera italo-elvetica. Accanto alla campionatura-base altre ne sono state scelte, per dar conto contemporaneamente della specificità di altre situazioni coi loro peculiari problemi e del minimo comune denominatore che tuttavia li lega. La macchina da presa si è così spostata innanzitutto lungo il corso della Tresa (o del Tresa? — problema ancora da risolvere!) che per un buon tratto si identifica col confine, indugiando nelle due Ponte Tresa e a Luino. Ha toccato Chiasso, sia pure badando a non lasciarsi intrappolare dalle caratteristiche e dimensioni particolari di questa cittadina che per tanti versi è il simbolo della frontiera italo-svizzera, la somma e qualche volta lo scontro delle differenze tra i due Paesi. Ha risalito le Centovalli e la Valtellina per esplorare i confini tra esse e le Valli Vigezzo e di Poschiavo. La logica e la tecnica con cui ci si è mossi qui sono le stesse usate nella campionatura-base. Si è sempre cercato di intrufolarsi nella realtà quotidiana per cogliere, al presente e al passato, le ragioni e le relazioni economiche, sociali, culturali che contribuiscono a fare di quei paesi luoghi un tantino anomali, ove i riflessi delle politiche nazionali e internazionali vengono di volta in volta amplificati o soffocati, ridotti comunque a prassi di convivenza. La «ramina» che correva lungo il confine del Ticino e del Grigioni italiano è quasi ovunque un ricordo, o un cimelio arrugginito, sbrindellato, smagliato, interrotto. Che la «ramina» ci fosse o non ci fosse più, la vita dei paesi tagliati in due dal confine si è comunque sviluppata soprattutto sul modello della solidarietà quando non dell’identità di interessi, esigenze, abitudini che hanno generato, e generano, una quantità di scambi, di occasioni, di relazioni. Di qui è partita l’indagine, nel profilarsi della «ramina» e del suo significato più ampio sull’universo quotidiano e culturale di questi villaggi e, viceversa, lo stingere della realtà comunitaria sul confine. Dividere nettamente in due le problematiche, quelle svizzere e quelle italiane, sarebbe stato a questo punto artificioso: la suddivisione in tre puntate è così avvenuta piuttosto in relazione agli argomenti e al loro attirarsi o respingersi. Così si è cercato di dare risposta alle varie domande prima esemplificate e a tutte le altre sottintese non attraverso le razionalizzazioni, le mediazioni e le supposizioni degli «esperti» (sociologhi, economisti, politici, ecc.) ma attraverso le testimonianze dirette, magari inconsce, della gente che sulla frontiera ci vive davvero, giorno per giorno, essendoci nata o essendocisi trovata per caso o per scelta. Anche per questo sarebbe stato impossibile tenere nettamente separati i due versanti e si è imposto al contrario un costante, letterale «sconfinamento» della macchina da presa a inseguire i fatti, gli aspetti, le memorie, le apprensioni, le speranze dei testimoni.
Le tre puntate di «Gente di confine» andranno in onda le sere del 4 e dell’11 febbraio in «Reporter» e la sera del 9 febbraio in «Argomenti», alle 20.40 circa.
Autori dell’inchiesta sono Giorgio Pecorini e Giorgio Pellegrini, rispettivamente un giornalista italiano che da oltre dieci anni collabora alla TSI spesso confrontandosi coi problemi del Cantone e della Confederazione, e un regista ticinese che da un decennio vive e lavora in Italia pur senza mai avere interrotto il rapporto anche professionale con la patria.

  1. «Gente di confine». Prima parte
  2. «Gente di confine». Seconda parte
  3. «Gente di confine». Terza parte
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9 maggio 2022
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