“Sono diventato un antichità anche io”.

Per Louis Hagner il passato non va perso, lo ritiene un appoggio molto importante; il futuro arriva sempre ma senza il sostegno del passato ne esce un gran disordine.

Molte professioni artigianali sono scomparse, Louis ritiene che in questo campo, e non solo, emerga tanta superficialità e manchi la dottrina specifica dell’apprendimento che colloca buona qualità e qualità inferiore sullo stesso livello.

Ci racconta come nel 1800 i tassatori passavano nelle case per verificare i beni delle famiglie le quali, per pagare meno imposte e non ostentare ricchezza, dipingevano di nero le cornici dorate, di conseguenza durante la sua vita lavorativa ha tolto un’infinità di volte la pittura nera da questi preziosi oggetti.

Dopo la disdetta Louis Hagner deve pensare a una nuova sistemazione dell’imponente inventario di opere accumulato in sessant’anni di attività.
Un trasloco durato più di un anno e l’atelier di Cureglia è molto ridotto rispetto ai quattro piani di Paradiso.

Nonostante l’invidiabile forma gli anni scorrono anche per Louis, che non si fa soverchie illusioni sul futuro della sua professione; a malincuore afferma di non aver mai trovato qualcuno a cui trasmettere le sue conoscenze.

Alla sua età la vita è un regalo e ancora oggi riscopre il piacere di ritrovarsi nel suo “paradiso”.

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Archivio Museo della Memoria: MDM0747