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Le Case dei pagani

23 maggio 1997
RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Questo servizio di Tiziano Gamboni andò in onda il 23 maggio 1997 nella trasmissione televisiva «Millefogli». Girato a Semione, con l'aiuto del saggista Peter Schrembs descrive le Case dei pagani, costruzioni aggrappate alle rocce strapiombanti sul fondovalle.

"In Val di Blenio c'erano strani individui con credenze, usi e costumi diversi da quelli della gente che stava nei villaggi; conoscevano i segreti delle erbe, delle piante, degli animali, dei sassi, leggevano nelle stelle, adoravano il sole e la luna e forse vedevano al di là delle cose visibili. Vivevano per proprio conto senza mischiarsi con gli altri - così si diceva - ma anche volendolo non avrebbero potuto farlo.

Dovevano sentirsi poco sicuri, se per abitazione sceglievano grotte naturali sopra dirupi vertiginosi e ne rendevano difficile l'accesso sbarrando l'ingresso con muri frontali. Queste Case dei pagani si vedono ancora oggi, sopra l'orrido del torrente Orino a Malvaglia e sulla parete pressoché perpendicolare del monte Satro, a Dongio." Così scriveva Mosè Bertoni nel suo «Le Case dei pagani», ripubblicato dalle Edizioni La Baronata a cura di Peter Schrembs con la prefazione di Giuseppe Chiesi.

La presentazione dell'opera nel sito web della casa editrice - e che qui riproduciamo - ha il pregio di riassumere lo stato degli studi.

«Ancora oggi sono ancora ben visibili, arroccate sui pendii scoscesi della montagna sopra Dongio e Malvaglia, ma documentate anche in numerosi altri siti, quelle strane edificazioni fortificate chiamate in tutta la Val di Blenio comunemente Case dei pagani. Costruite in anfratti e caverne pressoché irraggiungibili, hanno alimentato la fantasia dei vallerani d'un tempo, tanto che la loro esistenza ha dato origine a più d'una leggenda relativa ai loro abitatori. Ma chi fu l'artefice della loro edificazione e perché?

Il primo che tentò di rispondere a questa domanda fu Mosè Bertoni, illustre figlio della Valle del Sole. Il Bertoni, prima di partire per il Paraguay per realizzare una comunità agricola anarchica e dedicarsi a studi botanici, meteorologici e antropologici aveva già compiuto qualche indagine riguardante la storia e la preistoria della sua valle. Uno di questi studi, pubblicato nel 1883 sul Bollettino storico della Svizzera italiana sotto il titolo: "Le abitazioni dei Cröisch o Grebels o il Paganesimo nella Valle di Blenio", concerneva appunto le misteriose Case dei pagani.

In primo luogo, il Bertoni sottopose questi curiosi manufatti a un esame logistico-architettonico, deducendone che la primaria preoccupazione dei costruttori doveva essere stata la difesa. Quindi consulta lo stile dell'edificazione, che richiamerebbe il romanico. Poi passa in rassegna gli aspetti storici rilevanti, ossia la tardiva penetrazione del cristianesimo in Valle e la prolungata sopravvivenza di riti pagani. Successivamente esamina dal punto di vista filologico il nome col quale vengono chiamate nel dialetto retico della valle le case, ossia "dei Cröisch" o "Grebel", che vorrebbe dire pagano, miscredente. Infine, il Bertoni chiama a testimone la tradizione, ossia le leggende, "memoria" di gente pagana emarginata sui monti dove cercava scampo dalle persecuzioni. Tutto ciò permette al Bertoni di concludere che le Case dei pagani "erano adunque gli ultimi rifugi degli ultimi pagani scomunicati dal mondo cristiano."

L'ipotesi del Bertoni non suscitò alcun scalpore, ma incuriosì il professor Johann Rudolf Rahn del politecnico di Zurigo che attorno al 1886 fece qualche schizzo delle case di Malvaglia e Dongio, ritenendo però più plausibile l'ipotesi che si trattasse di resti di vedette medievali. Rintuzzò la polemica il glottologo Carlo Salvioni, anarchico in gioventù al pari del Bertoni, che contesta soprattutto l'ipotesi della persistenza di riti pagani in valle, ma non sa offrire alcun'altra spiegazione plausibile per la loro esistenza, riscontrata peraltro anche in numerosi altri luoghi alpini, di queste speciali dimore. Intervengono poi nel dibattito altri ricercatori, tra i quali primeggia Eligio Pometta, il quale riteneva che "tali dimore e grotte fortificate debbano la loro origine alle invasioni dei Saraceni nelle Alpi" e che fossero abitate da infedeli che spargevano il terrore nei dintorni, vivevano di rapina e rapivano donne e fanciulli.

A mettere un po' di ordine in questo florilegio di congetture è giunto provvidenziale un articolo dell'esimio storico Werner Meyer, che nel 1968 ha proposto un primo elenco di 16 Case dei pagani o dei Cröisch rilevate nella Svizzera italiana. Il Meyer, dal canto suo, propende verso l'ipotesi, ripresa recentemente anche da Ely Riva, che si trattasse di rifugi temporanei costruiti dalla popolazione locale per cercare scampo durante il passaggio di orde saccheggiatrici, ma non disdegna neppure l'idea che l'uno o l'altra di queste fortificazioni rupestri sia stata dimora di qualche signore locale. Soltanto i rilievi sul posto ad opera dell'architetto zurighese Lukas Högl hanno consentito di stabilire finalmente una data certa per quanto riguarda l'edificazione, che per le più antiche risale a qualche decennio prima dell'anno Mille.

Sulla scorta di questo dato, il professor Giuseppe Chiesi ritiene non inverosimile l'ipotesi del Pometta, purché nei costruttori non si voglia vedere i Saraceni stessi ma la popolazione che cercava scampo dalle loro scorrerie. Indubbiamente, dalle prime ipotesi di Mosè Bertoni, la ricerca ha compiuto qualche passo, ma le domande senza risposta sono ancora molte. Fra queste, assume particolare rilievo quella relativa al senso storico e simbolico delle molte leggende diffuse ancor oggi in Val di Blenio aventi come oggetto i pagani delle Case dei Cröisch. Se è vero che la portata interpretativa delle saghe e leggende non dev'essere sopravvalutata, l'operazione inversa corre il rischio di trascurare degli indicatori importanti per la comprensione di un fenomeno altrimenti inspiegabile. Come quello delle Case dei pagani, appunto.»

Nel Dizionario storico della Svizzera la voce «Casa dei pagani», redatta da Lukas Högl, tratteggia un utile contesto storico e geografico.

L'articolo di Eligio Pometta pubblicato nel 1920, «Le case dei pagani ed i saraceni nelle alpi», è conservato in «e-periodica», l'archivio online delle riviste svizzere gestito dal Politecnico federale di Zurigo.

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24 aprile 2019
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