La val Camonica
La val Camonica
I produttori e gli autori di programmi televisivi come «Meridiana» negli anni Sessanta e «Situazioni e testimonianze» del decennio successivo s’impegnarono in una divulgazione culturale non limitata soltanto a quanto avveniva nel territorio della Svizzera italiana, ma anche nelle regioni della Lombardia e del Piemonte vicine ai nostri confini, dove operavano donne uomini di cultura che avevano un constante rapporto con il Ticino o le vallate italofone dei Grigioni. Gli esempi documentati nel portale «lanostraStoria.ch» sono numerosi, rintracciabili in particolare nelle puntate di «Situazioni e testimonianze», talvolta prodotte da Bixio Candolfi, altre volte da Eros Bellinelli.
Questa puntata di «Situazioni e testimonianze» andata in onda il 9 luglio 1976 e realizzata da François Dayer è dedicata delle incisioni rupestri della Valle Camonica. Si tratta di petroglifi opera dei Camuni, una popolazione preistorica che ha abitato questa terra fino ad epoca romana. Nel 1979 l’UNESCO ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità le incisioni rupestri della Val Camonica, mentre nel 2018 l’intera valle è stata designata riserva della biosfera.
Sullo stesso argomento di grande fascino, «Situazioni e testimonianze» dedicò già la puntata del 19 aprile 1974, curata da Fabio Bonetti.
I Camuni erano un popolo dell’Italia antica di lingua preindoeuropea vissuto in Val Camonica, dove si insediarono circa nel 8000 a.C. nell’attuale provincia di Brescia nelle Alpi centrali, nell’età del ferro. I Camuni sono ricordati dalle fonti storiografiche classiche a partire dal I secolo a.C.; l’epoca precedente, corrispondente in Val Camonica all’Età del ferro soprattutto dal vastissimo corpus costituito dalle centinaia di migliaia di incisioni rupestri, per cui sono diventati famosi. Sottomessi a Roma all’inizio del I secolo d.C., i Camuni furono progressivamente inseriti nelle strutture politiche e sociali dell’Impero romano: pur conservando margini di autogoverno, fin dalla seconda metà del I secolo ottennero la cittadinanza romana, subendo poi - come tutti i popoli della Gallia cisalpina - un rapido processo di latinizzazione sia linguistica, sia culturale, sia religiosa. Lasciarono oltre 300 000 incisioni rupestri.
L’intervistato è Emmanuel Anati, direttore del Centro Studi sull'Arte Rupestre Camuna.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.